Il mazzo dei tarocchi è composto
da 78 carte disposte in due gruppi di “arcani”. Il termine contiene in sé una
valenza esoterica che ci mostra come gli “arcani” possiedano un significato
intrinseco che va ricercato profondamente in antiche conoscenze e radici
culturali. C’è un modo volgare di leggere gli arcani secondo gli eventi e c’è
un modo filosofico-spirituale che ci mostra una via di consapevolezza, un
consiglio secondo le leggi del buon senso su un saggio comportamento da tenere
per prepararsi agli eventi.
Gli arcani arrivano in Europa
grazie ai francesi nel XV secolo ed è la Chiesa che li studia più
approfonditamente e ne comprende il significato simbolico ancestrale. Nei
portoni di molte chiese e cattedrali dell’epoca si ritrovano i simboli o le
incisioni relative al simbolismo specialmente degli arcani maggiori, ma anche
all’interno ed in molte opere pittoriche.
Non impareremo dunque un gioco per indovinare il futuro, ma scopriremo un mezzo per
comprendere le nostre radici e le nostre debolezze, i nostri punti di forza e i
nostri talenti, per aprirci all’accettazione consapevole del nostro destino.
Ci sono molti libri sui Tarocchi
e molti insegnano una lettura anche in associazione degli arcani tra loro. Vi
prego di non farvi influenzare da queste letture, ma di serbare sempre il
necessario distacco. Primo perché gli arcani colgono il loro significato
nell’esperienza e libertà dell’individuo, secondo poiché alcuni eventi non sono
assolutamente prevedibili in quanto l’essere umano ha sempre l’opportunità di
comprendere e cambiare. Come influenziamo tutte le cose intorno a noi, così
influenziamo anche le carte ed esse ci diranno solo ciò che siamo pronti a
comprendere!
Impariamo a rispettare il nostro
mazzo, a considerarlo un amico che ci consiglia purchè la nostra mente resti
aperta davanti alla vita molteplice e meravigliosa, e all’opportunità di
cambiare!
La lettera T (TAROT O THOT, a
seconda delle radici che si vogliono riconoscere nel mazzo), rappresenta la
strada che percorriamo verso la conoscenza, ad un certo punto ci fermiamo, è
come attraversata da un’altra strada, quella della Conoscenza di Dio, strada
che l’uomo non può percorrere.
Venne chiamato “gioco d’oro”
poiché lo sfondo delle carte era dorato. A me viene spesso da pensare ai
tarocchi siciliani le arance, pomi dorati e vero dono di Dio quando ricchi di
vitamina C e dissetanti ci portano il grande dono nei mesi invernali. L’Oro è
anche colore di Dio.
All’inizio solo 4 colori
comparivano nei tarocchi: rosso (vitalità fisica, integrità psichica), blu
(oscurità, passività, inattività), marrone rosato (ciò che è in relazione con
la condizione umana, passione, affetto, odio, bontà, cattiveria, vita, morte,
tristezza, allegria…), giallo (simbolo della dualità, ambiguità, indifferenza,
apatia, orgoglio, potere, ostentazione, ricchezza…).
Gli Arcani maggiori sono 22, 56 i
minori.
Scegliete un modo di leggerli e
continuate a migliorare sempre quello. Se cominciate a farvi influenzare dagli
altri non prenderete mai confidenza col vostro mazzo. Trattatelo con rispetto e
non scambiatelo, lasciate che la vostra energia ne prenda possesso, lui
imparerà il vostro linguaggio e voi il suo. Lo stesso “presagio” può apparire
con l’uscita di carte differenti, solo se conoscete bene la “lingua” del vostro
mazzo potete leggere ciò che vi dice, un’altra persona interpreta diversamente
le stesse carte. Le carte possono essere lette in entrambi i versi di uscita,
ricordate che non si può “fregare” il mazzo. Se una cosa deve esservi
comunicata il mazzo ve la dirà anche se tutte le carte sono al dritto o se le
riordinate prima di adoperarle.
Gli
Arcani Persona:
mago,
papessa, imperatrice, imperatore, papa, innamorato.
Questa prima serie di sei Arcani
vede raffigurate cinque persone e un giovanotto tra due fanciulle nell’Arcano
numero sei. Ho scelto di spiegarle a parte perché mi piace pensare che possiamo
cominciare a conoscere il nostro mazzo specchiandoci in piccoli specchi,
appunto, che mostrano di volta in volta un lato della nostra personalità.
Considerando gli arcani come delle forme viventi, saremo in grado di abbinare
facilmente i significati più profondi, in quanto maggiore sarà la conoscenza di
noi stessi, tanto più facile diverrà riconoscerli.
Ciascun Arcano persona è in grado
di riflettere un atteggiamento umano, un aspetto che ciascuno di noi ha vissuto
nelle profondità di sé stesso, e ci chiede di riconoscerlo, accoglierlo e
vederlo in movimento, vivo nelle circostanze che lo hanno generato. In questo
modo non avremo bisogno di leggere gli Arcani a “rovescio” o a “testa in giù”
ribaltando anche il loro significato, poiché sapremo che ogni persona ha un
aspetto che mostra al mondo e uno interiore, intimo e personale.
A tal proposito prima di iniziare
vorrei segnalarvi un film che mette molto bene in evidenza i doppi significati
di ogni persona. Si intitola “La nona porta” e, quando avremo finito di svelare
i simboli di ciascun Arcano, vi permetterà di vedere in vita, in opera, ogni
personaggio che ora andremo a descrivere.
(Brevemente: Jhonny Deep dal
Bagatto diventa il Folle, al suo fianco ad aiutarlo le Stelle, una curiosa
bionda che guida la moto e lo salva rapidamente dai momenti più difficili. Egli
viene incaricato dal Diavolo di recuperare un libro sul simbolismo dei Tarocchi
di cui possiede una copia che ha avuto dall’Imperatrice, donna di grande potere
che è divenuta sua adepta perché si è lasciata trascinare dalla tentazione,
così come fece un tempo la Papessa, che sul libro della vita, vivendo e
studiando, ha trovato la via della saggezza ed ora è anziana e su una sedia a
rotelle e possiede un’altra copia del libro. La terza copia appartiene
all’eremita, che verrà trovato affogato in una fontana. Il Sole sono due
gemelli che hanno svelato con la luce i significati di alcune pagine, l’amico
del Mago, il suo alter ego è l’Appeso e sullo sfondo della vicenda sempre la
Torre. Vi auguro una buona visione.).
Il Mago, anche chiamato Bagatto o Bateleur, è il primo Arcano del
mazzo dei Tarocchi ed è talmente ricco di simboli che osservandolo attentamente
si comprende come mai si pensi che esso sia l’origine, l’Uno Tutto, da cui
parte l’intero mazzo, comprendente 22 Arcani Maggiori e 56 Minori. Rappresenta
un giovane davanti ad un tavolo. In testa il giovane ha un cappello con le
falde a forma di 8 rovesciato, il simbolo dell’Infinito, mentre i suoi piedi,
con tanto di scarpe, sono ben saldi a terra, girati verso i lati esterni della
carta in posizione di grande equilibrio. Questo dettaglio, come vedremo molti
altri all’interno della carta, richiama alla posizione dell’essere umano, in
equilibrio tra Cielo e Terra, sorretto dalla consapevolezza di un Infinito
sopra di lui, che si prende cura della sua parte sottile e animica, e da un mondo materiale sotto di lui che lo
nutre e si prende cura della sua parte fisica e concreta.
Tutta la figura è molto concreta
e appare molto ben bilanciata anche nella presenza dei simboli sia nella metà
superiore che in quella inferiore. Una mano del Mago è nella metà inferiore e
tiene la borsa col denaro appesa alla cintura, segno che si preoccupa di avere
sempre qualcosa che gli permetta la sopravvivenza, l’altra mano è alzata e
tiene un bastoncello o una pergamena arrotolata, simbolo di equilibrio tra il
mondo superiore spirituale e il mondo inferiore immanente (richiama la Tavola
di Smeraldo di Ermete Trismegisto “ciò che è in basso è come ciò che è in alto
e ciò che è in alto è come ciò che è in basso;mediante queste cose si compiono
i miracoli di una sola cosa”).
Il tavolo ha tre gambe in vista e
una nascosta. Il simbolo è chiaramente alchemico, dai tre elementi Mercurio,
Zolfo e Sale si può ottenere il terzo, l’oro, invisibile agli occhi dei non
eletti. Quindi è nella terrestrità, o meglio, nelle ricchezze offerte dalla
terra, che l’uomo può trovare la chiave per elevarsi alla Coscienza divina.
Sul tavolo invece appaiono i semi
di tutti gli Arcani Minori: coppe, simboleggiate dal coccio di un bicchiere,
spade, simboleggiate dalla lama di un coltello senza manico, denari e bastoni.
L’incompletezza mostra come l’uomo sia l’artefice di ogni cosa, lui crea il
possibile, sia materiale che psichico, infatti il Mago rappresenta l’artista di
strada, colui che trasforma ogni semplice oggetto in qualcosa che riproduce
ricchezza e benessere e nello stesso tempo esalta le doti psichiche della
fantasia, la forza di carattere mostrata nel mettersi in gioco inventando la
propria vita sulla base dei propri talenti.
Questa carta quindi rappresenta
l’inizio, la capacità creativa, l’intraprendenza. Nasce un uomo nuovo capace di
mettersi in gioco, che conosce sé stesso ed è destinato al successo e
all’ammirazione altrui.
Quando la peschiamo può indicare
anche “il figlio/la figlia” in quanto rappresenta la figura più giovane del
mazzo.
L’esperienza di vita pratica del
Bagatto, viene esaltata come saggezza conquistata a seguito di una vita
vissuta, dalla figura della Papessa.
Laddove il mago rappresenta il figlio e le capacità immaginative umane, la
Papessa rappresenta la figura materna, le capacità riflessive e di sintesi, è
un po’ la figura che trae le conclusioni a seguito delle esperienze concluse,
mentre la tensione emotiva del Mago è tutta proiettata verso il futuro.
La Papessa rappresenta la calma,
la fertilità, la riflessione, la distribuzione della ricchezza, mentre il Mago
rappresentava l’accumulo per la propria sopravvivenza. Le due carte sono la
sintesi dell’evoluzione umana e sono perfettamente radicate nel mondo terreno,
pur conoscendo e avendo coscienza di un mondo superiore.
Dietro le spalle della Papessa vi
è una serie di veli, rappresentano i veli di Isis, la dea egizia moglie del
sole (Osiris il Benefico, colui che portò la Luce agli uomini), che stendendo i
suoi veli sulla terra la rendeva fertile, colei che tolse gli uomini dal buio
mondo del cannibalismo insegnando l’agricoltura e rendendola possibile.
Sulle ginocchia tiene il Libro
della vita, che in alcune rappresentazioni è aperto a simboleggiare la chiara
lettura del presente, in altre è chiuso a simboleggiare che anche ciò che non
stiamo leggendo, cioè di cui non siamo a conoscenza, è comunque già scritto,
esiste indipendentemente dalla nostra consapevolezza.
Le sue vesti sono ricche e la sua
espressione calma e pacata. Questo rappresenta la mancanza di lotta, il sorriso
sereno che si dipinge sul volto dei saggi che non hanno più nessuna curiosità
poiché tutta la ricchezza del sapere è già in loro.
La Papessa richiama alla mente
anche la Madonna Nera (come quella che si trova a Loreto) dell’iconografia
cristiana, cioè il lato Yin, il principio femminile, contrapposto al principio
luminoso, maschile Yang.
Quando la peschiamo può indicare
“la madre” o una donna di età più grande della consultante, favorevole e
benefica.
Altra figura femminile, più
concreta e attiva è l’Imperatrice
che nel mazzo appare col numero tre III. Le sue vesti appaiono meno elaborate
di quelle della Papessa, tutto il suo mondo è assai più leggero. È una figura
di grande potenza: questa leggerezza mostra come per lei non sia difficile
sostenere il proprio, anzi, le venga naturale, come è giusto che sia data la
forza espressa dalla carta.
Il blu presente di solito nella
veste e dominante in quantità, simboleggia la ricettività verso i segnali che
provengono dall’esterno, il rosso simboleggia invece la passione e la forza di
volontà, il giallo, che si trova principalmente in forma dorata sullo scudo e
nello scettro, simboleggia invece la ricchezza e la potenza.
Lo scettro è di solito
rappresentato da una boccia sormontata da una croce simboleggiante l’antinomio,
che in alchimia rappresenta la legge di trasmutazione e la tendenza dello
spirito a separarsi dalla materia. Se proviamo una lettura capovolta di questo
simbolo avremo una forma tondeggiante con sotto una croce, il simbolo del
pianeta Venere, pianeta della femminilità, della bellezza e dell’arte. Dietro
le spalle quello che è apparentemente un trono, in realtà sono due ali, simbolo
dell’intelligenza, dell’idealizzazione e della capacità di porsi al di sopra
delle contingenze del mondo. Le ali sono simbolo di purezza, di volo e di
conoscenza. Infatti nei libri più orientali si legge “sapere e comprendere è
come avere le ali”.
La mano sinistra poggia sullo
scudo a simboleggiare che nella posizione in cui si trova può stare seduta, ma
che è pronta a combattere e a riprendere in mano le armi fino a quando la sua
esperienza non sarà completamente conclusa. L’espressione serena del volta che
accompagna questo atteggiamento di “prontezza” dichiara la sicurezza e il senso
di vittoria.
La figura esprime dunque il lato
attivo della femminilità, mentre la Papessa dimostrava quello ricettivo. Anche
questa figura, nella sua giovinezza, esprime fertilità, ma indica più spesso la
sposa o la consultante che non la madre. Il lato femminile del potere è il
simbolo più indicativo.
L’Imperatrice è subito seguita
dal suo sposo, l’Imperatore e la
cosa che desta curiosità, ma che è in realtà carica di significato, è il fatto
che se li poniamo una accanto all’altro seguendo l’ordine numerico, spesso ci
accorgiamo che guardano in direzioni opposte voltandosi le spalle. Ciò
simboleggia il fatto che non sono in competizione e che non devono temersi, ma
“guardarsi le spalle a vicenda, fidandosi completamente uno dell’altra”. I due
rappresentano infatti la coppia perfetta e, quando escono insieme, è sempre un
buon auspicio perché indica la coppia affiatata e perfetta, collaborativi,
giovane, amante.
L’Imperatore non siede, è solo
appoggiato al trono, con le gambe incrociate (come vedremo la croce formata
dalle gambe dell’Appeso e presente sulla bandiera dal Giudizio è un simbolo
alchemico di uguaglianza) e disegna con questa posizione un triangolo, simbolo
dello zolfo. Guarda di profilo, unica carta del mazzo. In una mano brandisce lo
scettro, quasi a mostrarlo al mondo, simbolo del suo potere, ma anche della sua
mascolinità e in questo l’Imperatore è sintomo di fertilità in senso maschile e
di potenza anche fisica.
Lo scudo è appoggiato al suolo e
di solito riporta la figura di un’aquila dorata, unico uccello in grado di
volare così in alto da guardare il sole senza rimanere accecato. L’immagine
sullo scudo e il fatto che sia posto a terra simboleggia il fatto che non ci sia
bisogno di combattere, quando il proprio potere è palese, egli non deve neppure
guardare i suoi sudditi, tanto è alta la sua posizione, basta che siano loro a
vedere lui. In questo egli rappresenta anche la garanzia di legalità e quindi è
simbolo di protezione. Di solito sulla corona appaiono i quattro simboli di
aria, acqua, terra e fuoco, cioè gli elementi essenziali e l’importanza
dell’equilibrio tra i quattro.
La prevalenza del rosso negli
abiti è sintomo di vittoria. Il trono è di forma quadrata simboleggia la Pietra
Cubica, il limite della materialità e al trono è appoggiato lo scudo a
simboleggiare che non teme insidie neppure dal mondo immateriale, poiché è
immerso nel suo ruolo. Dietro il trono si intravede uno spazio aperto a
indicare che il suo potere si stende sul mondo.
A seguire la figura del Papa, cui si addice meglio la parola
Pontefice, nel suo significato più arcano derivante da pontificare, unire,
costruendo ponti. Dietro al Papa appaiono infatti due colonne che possono
rappresentare le colonne del tempio di Salomone: la prima simboleggia la
ragione e la legge, la seconda l’intuizione e il diritto, possiamo anche
intenderle come legge morale e libero arbitrio. Mentre la mano destra ammonisce
o benedice, a seconda della lettura che ne vogliamo fare, la mano sinistra, che
regge il pastorale, è celata da un guanto o sotto il mantello a simboleggiare
che la potenza spirituale non va svelata completamente alla gente comune. Nel
pastorale sono riportati i simboli dei sei pianeti della tradizione: Sole,
Luna, Mercurio, Marte, Giove e Saturno, in quanto il Papa è la voce del mistero
che governa il Cielo e gli Umani.
La tiara sul capo ha tre livelli
di corone a simboleggiare il mondo divino, intellettuale e fisico, come tre
sono i livelli di verità che possono essere svelati. La figura è molto grande
rispetto alle due figure in basso dai capelli rasati che rappresentano l’umiltà
con cui gli esseri umani devono approcciarsi ai segreti del divino. In genere
il primo è vestito di giallo a simboleggiare ostentazione e prepotenza, il
secondo di rosso, azione e vitalità fisica, eccessi in cui l’uomo con la sua
presunzione spesso cade.
Al collo del Papa sono appese le
chiavi del Regno e questo lo mette nella condizione di essere letto come figura
che possiede i segreti della vera conoscenza e della fede, non li deve intuire
o imparare vivendo. La figura emana, saggezza, equilibrio, lontana
dall’effimero mondo degli umani, trascendenza e potenza spirituale.
È sempre una buona carta che
parla di consapevolezza e di conoscenza superiore infusa, di saggezza e di
ammonizione a risalire sulla strada della morale e dell’etica. C’è benedizione
anche per i peccatori perché il grande Padre Celeste conosce l’amore
incondizionato e il perdono.
Simboleggia anche il senso di
responsabilità e poiché è una delle carte raffiguranti una persona anziana e di
buon senso rappresenta anche il padre, o la protezione dal regno dell’aldilà.
Chiudiamo la serie di questi
primi sei Arcani con la figura dell’Innamorato
che mostra tre figure umane e non una sola.
Nella versione classica la carta
raffigura Cupido in alto al centro che lancia una freccia come a voler indicare
all’uomo al centro una direzione. Questa simbologia consiglia di non essere
avventati, ma di tenere nella dovuta considerazione i segni del destino e di
ben interpretare le leggi del cuore tanto quanto si seguono i ragionamenti.
Infatti questa carta non indica necessariamente l’avventura amorosa, ma più in
generale le scelte che l’uomo effettua nel corso della vita ed è questo il
motivo per il quale ho deciso di includerla nel gruppo delle “persone”. Nelle
precedenti carte abbiamo osservato come ci sia possibile specchiarci nei vari
ruoli o nelle varie esperienze, ma non avevamo ancora considerato che ogni
posizione è frutto della scelta che l’ha preceduta.
Così è fondamentale considerare
anche il nostro ruolo di protagonisti nelle scelte che conduciamo a termine nel
corso della vita. A tal proposito questa carta introduce anche il concetto di
responsabilità. Dietro a Cupido appare l’immagine del Sole a simboleggiare la
forza dell’Amore e la sintesi potrebbe dunque essere quella che le scelte fatte
con amore e rispetto come sentimenti guida non possono essere sbagliate.
Tuttavia la persona si può
confondere, può essere indecisa al momento in cui la scelta si prospetta e
questo dipende dal fatto che non siamo completamente liberi di agire secondo
coscienza a causa delle tentazioni. Così il giovane ha un atteggiamento
ambiguo, una parte del suo corpo protende verso la dama riccamente vestita e in
atteggiamento accondiscendente, mentre altra parte protende verso la fanciulla
semplicemente vestita che rappresenta la virtù contrapposta al vizio.
In questo senso la carta può
essere interpretata anche come libero arbitrio, come se l’esito potesse
dipendere solo ed esclusivamente dal modo di scegliere dell’individuo. A tal
proposito si usa questa carta anche per interpretare l’esito di un esame, o la
risoluzione della stipula di una società o di un contratto, o la trasformazione
di rapporti di amicizia.
Anche l’amicizia, infatti, come e
forse più dell’amore è una questione di scelte e, se da un lato è pur vero che
nell’amicizia siamo più tolleranti verso i difetti dell’altra persona che non
in amore, è altrettanto vero che il tradimento in amicizia è forse più doloroso
e lascia segni più profondi nel tempo, che non il tradimento in amore.
La carta va dunque molto ben
misurata con quelle che la circondano, perché, al contrario di molti che la
interpretano sempre in senso positivo, a mio parere il peso della
responsabilità e il resistere a patti e tentazioni, non sempre spingono l’uomo
a prendere una decisione eticamente corretta.
Gli
Arcani del cambiamento:
ruota
della fortuna, forza, appeso, morte, torre, giudizio.
Se c’è una cosa veramente
terribile per l’essere umano è affrontare i cambiamenti. Tanto più difficile
quanto più questi sono drastici e sovvertono l’ordine delle cose. Infatti al
cambiamento più grande e più forte diamo
il nome di “morte” anche se in realtà l’Arcano ha solo un numero, il XIII e non
ha alcun nome. Perché temiamo i cambiamenti a tal punto che preferiamo
insistere in una vita squallida o dura piuttosto che lasciare tutto e voltare
completamente pagina? Perché siamo così affezionati a proverbi quali “chi
cambia la vecchia per la nuova via, sa quel che lascia e non sa quel che
trova”, con un suono così sinistro che ci convince che sia meglio davvero “un uovo
oggi che una gallina domani”?
Le risposte a questa semplice
domanda sono molteplici. In primis l’uomo ama pensare di poter avere il
controllo sulla propria vita, anzi, spesso pensa di poter controllare anche la
vita altrui e inventa mille modi per esercitare questo potere. Dall’alto
sicuramente gli Angeli ci guardano benevoli e ridono di noi come si ride di
sciocchi e presuntuosi bambini cui si rinuncia ad insegnare perché troppo privi
di mezzi per poter capire.
Eppure è così semplice accorgerci
che il destino gira, che non possiamo afferrare che un solo attimo della nostra
esistenza, quello presente, perché tutto il resto mai ci è appartenuto e mai ci
apparterrà. È semplice vedere come spesso i nostri sforzi siano protesi più nel
mantenere l’immagine che vogliamo dare di noi stessi e quindi nel dominio
interiore, che non nel trovare risorse per vivere i nostri talenti. È semplice
valutare in ogni situazione cosa abbiamo da perdere e prendere una saggia
decisione. È semplice trovare la magia, il miracolo presente in ogni
ribaltamento di situazione, vedere quanto potente sia la nostra capacità di
adattamento. È semplice anche comprendere che solo quando deleghiamo a Dio la
possibilità e il dovere di dominare, viviamo realmente la libertà. Ed infine
quanto è semplice seguire le regole e comportarci in modo corretto!?
Così abbiamo già scorso in una
prima carrellata gli insegnamenti di questi sei Arcani che ho amato definire
“gli Arcani del cambiamento”.
Effettivamente ad osservarli da
vicino notiamo che questi Arcani sono molto più duri dei precedentemente
spiegati, perché non ci descrivono, ma ci piegano. Mi spiego meglio. Negli
Arcani “persone” ci guardavamo allo specchio e potevamo vedere la saggezza e
l’intelligenza o gli errori che ci sono propri ad ogni età ed in ogni epoca
della vita. Negli Arcani “doppi” abbiamo affrontato il discorso di fare le
scelte e di pagarne le conseguenze o ritirarne i premi. Le prime due serie
dunque, ci lasciavano l’illusione di poterci comportare bene e di prendere solo
il bene. Questi sembra che ci vogliano spaventare riconducendoci ad una
dimensione umana di sottomissione alla legge divina.
La Ruota della Fortuna (che forse dovremmo chiamare ruota del Destino,
in quanto “fortuna” si intende latinamente come “a favore” o “contraria”
seconda dei casi e non in senso positivo come amiamo pensarla al giorno
d’oggi), mostra un marchingegno di legno che muove una ruota su cui stanno tre
bestie.
Le bestie simboleggiano la
condizione umana. Esseri inconsapevoli e in balia di un disegno che è stato
fatto e deciso per loro senza che gli umani possano averne alcun lume. Così la
bestia in alto si trova sì in una posizione privilegiata, ma non potrà che
scendere quando la ruota gira, mentre chi è in basso è destinato alla risalita.
Gli eventi della vita sono tali: una volta si sale, una volta si scende e tanto
poco dura l’apice del successo. Non pensiamo alla ricchezza solamente, ma ad
esempio al desiderio, come si sciupa in fretta una volta appagato! Pensiamo ai
regali che i bambini chiedono a Natale e a come in fretta si stanchino dei
giochi tanto attesi e tanto desiderati. Diamo valore alle cose finché non le
abbiamo, poi siamo così veloci a desiderare qualcos’altro e non sentirci mai
appagati. La ruota simboleggia questo “destino” cui l’uomo soggiace, che può
essere dominato solo dalla consapevolezza e dalla fede. Non ho dubbi e non ho
timori se affido la mia anima a Dio, so che per me è stato deciso solo il
meglio e che “mai mi verrà dato un fardello più pesante di ciò che posso
sopportare”. Così la ruota della fortuna va vista in senso positivo, come ruota
che gira, cose che cambiano, pensando di essere sempre in basso e di poter
sempre salire ancora!
È una chiave che intende una
grande giustizia e ci invita a non invidiare, a non giungere a conclusioni
affrettate, a misurare le parole e a godere del tempo presente valutando al
meglio le cose che abbiamo e aprendoci a nuove meravigliose prospettive future.
Nei Tarocchi Egizi il corpo
discendente con le mani di scimmia rappresenta Tifone, un mostro presente anche
nella nostra mitologia, che indica la perversione e la violenza (cioè ciò che
ci conduce a scendere dalla posizione privilegiata), a destra la figura con la
testa di cane rappresenta Anubi, il genio del bene (ciò che ci aiuta a salire è
il saggio consiglio della morte), in cima vediamo la Sfinge, enigmatica e
impassibile, con la corona in testa e una spada in mano che simboleggia il
destino sempre pronto a colpire (l’impassibilità del volto mostra come non
siamo mai contenti).
La carta richiama all’equilibrio
e mostra come la vita sia una ruota che rallenta intanto che gira (ecco il
perché del marchingegno), fino a fermarsi del tutto quando sopraggiunge la
morte. Così, per citare il filosofo Weber, il vecchio “dovrebbe andarsene sazio
della vita e non stanco”. Perché ogni esperienza rende la vita degna di essere
vissuta.
La Forza è la carta che spesso viene scelta per mostrare i Tarocchi.
Effettivamente è una delle più caratteristiche e forse quella dal significato
più complesso in senso umano. Mostra una fanciulla che a mani nude, scalza e
con gli occhi chiusi si accinge ad aprire le fauci di una belva. La ragione che
domina l’irrazionalità o il sentimento che domina la ragione? La forza
interiore che domina l’istinto animalesco o l’anima elevata che domina il corpo
terreno? Potremmo aggiungere una lunga lista ai possibili significati della
carta che si presenta con un significato fortemente positivo, ma tradisce
invece un percorso molto difficile da affrontare e tanto più difficile quanto
più il nostro carattere e la nostra intima natura, sono irrazionali, impulsivi
e istintivi.
Il copricapo della fanciulla è
una corona a cinque punte con le falde che mostrano il segno dell’infinito così
come quelle del Mago. Il Bene supremo o superiore, ci spinge a dominare la
brutalità degli istinti umani e terreni. La consapevolezza dell’Infinito,
dell’esistenza di Dio sopra di noi, ci fa agire in contrasto con gli istinti
più bassi e la nostra parte di natura divina (la corona) non può che avere la meglio
sulla ferocia della nostra bestialità.
Una carta carica di significati,
ma che ci prospetta essenzialmente dure prove da superare. Certa che abbiamo in
noi la saggezza e la “forza” per poter superare tali prove, non ci esime
comunque dall’affrontarle. Così prima dovremo fare i conti con le nostre paure
e poi ci dovremo buttare in questa avventura che è il dominio di noi stessi. È
facile gridare come una belva che ruggisce convinti che la ragione sia dalla
nostra parte, ma l’esperienza dimostra che l’educazione ha sempre la meglio sul
male agire, che è più difficile negare qualcosa quando viene chiesto con
educazione e gentilezza, che il vero punto di forza dell’essere umano è il
livello di civiltà raggiunto, il rispetto della dignità altrui e la consapevolezza
della propria.
La Forza è una fanciulla, non un
armato e nerboruto cavaliere. Il suo volto è sereno, come sereno è il volto dei
giusti. Mostra il potere della persuasione e dei valori morali, dell’idealismo.
Prove e conflitti da superare,
dunque, non solo esteriori, ma anche interiori. La carta si fa spesso
corrispondere al segno del Leone poiché è molto istintivo, ma anche capace di
grande generosità e mostra coraggio e voglia di raggiungere la verità. Così se
è vero che ci sono individui Leone che usano solo la parte bassa della carta,
cioè l’energia bassa dell’essere umano e tendono ad imporsi, è anche vero che
altri individui mostrano un grande coraggio nell’affrontare le prove necessarie
ad evolversi ed elevarsi.
Quando peschiamo questa carta sappiamo
sempre che la giornata non sarà leggera, che le prove saranno difficili, ma che
avremo grande soddisfazione nella vittoria.
A tal proposito mi piace
ricordare la massima di Lao Tse: “colui che domina gli altri è forte, colui che
domina sé stesso è potente”.
L’Appeso è una delle figure più difficili da spiegare. È colui che ha
perso tutto e non ha più niente da perdere, niente da mettere in gioco. Così si
trova in una posizione di apparente sofferenza, ma di grande privilegio. È
l’unica figura dei Tarocchi a testa in giù e questo gli permette di vedere le
cose da una prospettiva completamente diversa dagli altri. Anche per questo
spesso si parla di lui come di un iniziato, prossimo a svelare i segreti
dell’universo e si abbina al segno dell’Acquario nella sua accezione sofferente
e spirituale.
L’Appeso ha le mani legate dietro
la schiena ed è attaccato a testa in giù per un solo piede. Non ha equilibrio,
non ha scelta, non ha libertà di movimento. Per cui diventa una questione di
puro pensiero. È come quando siamo malati (e per questo l’appeso simboleggia
anche l’ammalato o la degenza in ospedale) e non possiamo uscire, né stare con
gli altri o muoverci liberamente: solo la nostra mente può osservare e
discernere, giudicare, filosofeggiare.
Sembra che questo personaggio
debba superare una prova e sia fisso come la figura delle Runa chiamata Iss,
ghiaccio. Fino a quando non avrà capito quale sia l’unico modo per uscire dalla
sua fissità o dalla sua malattia, egli sarà costretto a rimanere in posizione. Nella
sua immobilità è la chiave per superare la prova di iniziazione. Così
psicologicamente c’è una scelta: lamentarsi o tacere, provare a muoversi o
rimanere immobili. La vita di ciascuno sarà in grado di mostrare la strada,
poiché prima o poi tutti siamo nella condizione dell’iniziato, che ce ne
accorgiamo o no, che lo desideriamo o no.
Egli sembra “rovesciare” le
figure maschili descritte nella prima sequenza: è giovane come il Bagatto,
ma non può mettere in gioco nulla se non il suo acume intellettivo. Così,
mentre il Bagatto metteva in gioco tutte le sue abilità e usava ogni oggetto
che trovava per strada per creare le sue magie, l’Appeso pare aver fatto un
passo avanti: da mago a illusionista, legato a testa in giù può solo creare la
magia con il pensiero, con la volontà, ma tutto attende il futuro, il tempo in
cui questa sarà possibile. Somiglianze e contrari tra le due figure che in ogni
caso parlano della condizione umana di doversela cavare da sé. Ha le gambe
incrociate nella stessa posizione dell’Imperatore quasi a simboleggiare
che ogni potere materiale è messo in discussione, nella sua precarietà, dal
potere spirituale. La posizione presa può essere l’inizio della nostra rovina
se non è mantenuta con intelligenza e fede. Nessuna ricchezza eguaglia la
ricchezza dello spirito e per quante battaglie possiamo aver compiuto e vinto
rimarrà sempre da combattere la battaglia finale, quella contro la morte e,
come dice Dante “qui si parrà tua nobilitate”. La croce formata dalle gambe
richiama la croce alchemica, la trasformazione dello spirito. Infine la fissità
e la dignità dello sguardo, quasi l’assenza del Papa, si misurano con la
posizione sorpresa e pensante dell’Appeso: dove il Papa aveva risposte qui
l’Appeso mostra di avere domande che aspettano risposte. Le due colonne che
abbiamo visto dietro il Papa, che simboleggiavano la legge morale e il libero
arbitrio, qui sono riproposte come due colonne che sorreggono il patibolo:
l’uomo non può essere libero neppure nell’osservanza della legge poiché dentro
di sé resta sempre schiavo dei propri pregiudizi.
Come le tre figure maschili
precedenti l’Appeso è solo nella sua esperienza e rappresenta nella sua
totalità l’esperienza umana della solitudine: nessuno può istruirci sulla fede
poiché credere è un atto spontaneo dell’anima e nessuno può capire il perché
del nostro percorso iniziatici poiché esso è personale e scelto seguendo una
spinta interiore verso il cambiamento.
Ed eccoci giunti alla descrizione
della carta numero XIII che non aveva nome, ma gli interpreti hanno deciso di
battezzarla Morte a causa dello
scheletro con falce e mantello che la riempie. A terra brandelli di membra
umane sparse in ogni direzione e ciuffi d’erba o rami a simboleggiare che la
morte è necessaria per la rinascita, ma anche che tutto ha fine così il bene
come il male.
Pensiamo ai dittatori, ai regimi
politici imposti con la forza e finiti solo grazie alla morte del tiranno. La
storia ne è colma. La morte è giunta per tutti, prima o poi, perché non fa
distinzioni di sorta, ci rende tutti uguali e soprattutto insegna che non è
possibile edificare nulla se prima non si è fatta tabula rasa delle costruzioni
precedenti. Non possiamo aprirci alla sconvolgente novità se non siamo pronti a
lasciar andare il passato. In questo la forza e la bellezza della carta numero
XIII. Non lascia nulla, solo la speranza, simboleggiata dalle piante
verdicelle, che la rinascita, la ricostruzione, sarà migliore perché arricchita
dalla saggezza che ha portato alla rottura. Normalmente i consultanti si
spaventano davanti a questa carta che è invece, a mio parere, una delle più
giuste, affascinanti e forse benevole del mazzo. Intendiamoci: quando ci
rivolgiamo alla divinazione dei Tarocchi e chiediamo un responso, non è quasi
mai perché nella nostra vita tutto va bene e vogliamo essere certi che
continuerà così. Solitamente abbiamo bisogno che le cose girino diversamente
per realizzare le nostre migliori aspettative. Perché allora dobbiamo
spaventarci davanti alla morte? Cosa c’è di meglio di un cambiamento radicale
da così a così, di cui non resta nulla del passato e ci apriamo completamente
alla nuova fase?
Non resta nulla dei vecchia mori,
nulla del nostro corpo, nulla dei nostri investimenti, siano essi sentimentali,
energetici, morali od economici. Tutto è rovesciato e noi proveremo l’ebbrezza
di morire e resuscitare. La carta va vista come profondamente coerente con le
carte che le escono accanto. Non è possibile leggere la Morte senza tener conto
di dove stiamo andando. È una carta positiva se la situazione in cui viviamo è
dolorosa e ce ne vogliamo liberare completamente, così potrebbe succedere che
le carte del presente siano afflitte e che nel futuro dopo la Morte escano
carte luminose e di grande speranza, il ché significherebbe che la nostra situazione
è destinata ad evolversi a nostro vantaggio, ma è pur possibile che interrogate
sull’esito di una malattia essa esca magari dopo aver annunciato un intervanto
chirurgico e che, contornata da carte “negative” voglia prepararci all’idea di
una morte fisica. Voglio essere franca e nello stesso tempo corretta. Non
accade che i Tarocchi indichino l’esatto momento della morte, ma è anche vero
che essi non sanno mentire. Per cui quando ci troviamo di fronte a situazioni
molto gravi dovremo essere assai abili a non cadere nel tranello di voler
rispondere a tutti i costi una possibile verità. Non conta nulla se chi legge i
Tarocchi “ci prende”. Il buon senso è la nostra virtù e le carte sono un mezzo,
un aiuto per comprendere con amore il destino e la via per percorrerlo.
Indovinare il futuro non è il nostro potere e non è un dono. Prevedere le
sconfitte e aiutare le persone a viverle nel modo migliore può essere invece
una nostra virtù. Sono i Tarocchi che “sanno”, non chi li legge. Confondere la
capacità di usare un mezzo, con il potere di decidere il destino altrui e
sostituirsi in questo a Dio, è una colpa molto grave.
La morte è una bellissima carta.
La morte è consigliera degli uomini. Quante volte abbiamo preso la decisione
migliore, più equa, giusta e saggia, semplicemente perché ci siamo chiesti “se
morissi ora cosa lascerei di me?”. Se in ogni istante chiediamo consiglio alla
nostra morte ci accorgeremo che le nostre decisioni sono atti impeccabili e
giusti. Far morire tutte le forme di schiavitù intellettuale ci porterà alla
libertà, cancellare le nostre abitudini sarà come “falciare via” la paglia
secca e far posto ad una nuova coltivazione più lussureggiante e pronta ad
alimentarci di nuova vita.
Il numero tredici rappresenta le
tredici fasi lunari e dona quindi la possibilità di avere un intero anno per
completare il cambiamento.
Osserviamo la differenza che c’è
tra questa carta e la Torre. Due
umani in carne e ossa precipitano dall’alto della Torre cadendo sul suolo a
testa in giù. L’alto della Torre è scosso e distrutto da un lampo, un fulmine a
ciel sereno che genera fiamme e rovina. Chiarissimo il significato della carta.
Dalla torre precipitano il re che ha chiesto di edificarla, alta e maestosa
come se volesse simboleggiare il suo potere e il suo architetto che ha messo a
disposizione la sua conoscenza per edificarla. Così la ricchezza dell’uno e la
scienza dell’altro sono distrutti dal potere supremo, dalla saetta di Dio o
forse semplicemente da un terremoto, dal potere della natura.
Il potere umano è poca cosa e
nulla conta tentare di alzarsi verso il Cielo. I progetti umani sono destinati
all’insuccesso poiché per quanto perfette e sofisticate siano la scienza e la
tecnica nulla potrà giungere a dominare la natura o la vita. Tuttavia la Torre
non è carta di distruzione totale, la base della torre resta intatta. Ciò
simboleggia sia la benevolenza divina che lascia sempre all’uomo un riparo e un
punto da cui poter ricominciare a costruire, sia che non tutto è perduto, anche
nei momenti di massimo sconforto qualcosa sempre rimane.
Così la carta simboleggia è vero
la caducità dei nostri progetti e ha un significato prevalentemente negativo,
ma è anche vero che a volte un litigio spazza via incomprensioni e rancori e ci
mette nelle condizioni di ricominciare daccapo e magari fare meglio.
Va sempre letta insieme alle
carte che la circondano per comprendere la gravità del responso. Può parlare di
divorzio, di sconfitta, di prigionia, ma anche soltanto di un esame che non va
bene, di un litigio o dell’abbandono di vecchie situazioni. Infatti se ci sono
cose che ci imprigionano e ci vanno strette, forse dobbiamo trovare le risorse
per cambiarle, distruggerle, abbandonarle.
Non ci sono carte negative e
altre completamente positive, ma c’è l’opportunità che ciascun uomo ha di
prendere in mano la propria vita e comprendere il cambiamento all’interno di un
progetto positivo dove le risorse umane vengano devolute a favore della
ricostruzione piuttosto che della rovina.
Ma non c’è possibilità di
edificare senza conoscere profondamente sé stessi. Così la carta della Torre è
fondamentale nel percorso verso la Conoscenza. Essa mostra fiammelle e piccole
sfere che cadono dall’alto. Alcuni hanno letto i semi degli Arcani minori. A
mio parere è più facile, anche se non in contrasto con questa opinione, che gli
oggetti che cadono dalla torre simboleggino le energie psichiche, fisiche e
animistiche dell’essere umano. Ciò non contraddice la lettura dei semi in
quanto le coppe rappresentano la nostra capacità di amare, le denari di
costruire, le spade di sostenere le prove e i bastoni di conoscere. In realtà
comunque si vogliano interpretare questi oggetti che cadono dal cielo sempre di
possibilità e doni si tratta e in ciò mi trova d’accordo Dan Brown quando
scrisse che l’uomo è fatto a immagine e somiglia di Dio non nel suo aspetto
esteriore, ma nella capacità di creare.
Quando peschiamo questa carta
prepariamoci dunque a subire saggiamente un destino avverso, prepariamoci ad
affrontare i no che la vita ci impone, ad accettare in modo attivo e reattivo
qualcosa che non vorremmo. Anche se il percorso terreno non è sempre l’avanzare
in un giardino fiorito, non è detto che le buche sul sentiero ci azzoppino!
Infine dovremo scontrarci col Giudizio. Terribile presagio per chi ha
tanti altarini nascosti! La carta infatti recita che chi ha ben seminato ben
raccoglierà e non ha nulla da temere, ma chi semina discordia raccoglierà
tempesta. Generalmente a questo punto del corso c’è sempre chi mi dice “non mi
piace questa carta”. Come siamo bravi a fare i giudici! E come sembriamo severi
nel giudicare noi stessi dopo che siamo stati così indulgenti nel momento del
peccato!
Certo questa carta spaventa.
L’Angelo suona una tromba d’oro (in alcune rappresentazioni è d’argento, ma
poco cambia) che ha la funzione di ridestare dal letargo in cui versano, coloro
che non credono in sé stessi e che sono prigionieri della propria debolezza. Lo
sguardo dell’Angelo è sereno, la bocca sorridente, la figura è benevola. Ciò ci
porta a pensare che anche nel momento dell’apocalisse, del giudizio universale,
ci sarà una certa condiscendenza in quanto così penosa è la condizione umana.
Così la figura viene interpretata in modo molto positivo. Le fiamme non
attendono i peccatori, ma l’Angelo ci salva dal mondo delle fiamme in cui
versiamo con la nostra debolezza. La carta in questo senso indica rinascita,
rinnovamento, capacità di abbandonare la strada nefasta, per iniziare percorsi
di redenzione e di luce.
Per quanto mi riguarda,
personalmente non ho una visione così positiva della carta e la interpreto in
modo leggermente diverso. Chi è meritevole sarà riconosciuto nel suo valore e
nella sua integrità, chi non lo è si metta a posto finché è ancora in tempo,
perché giusto e severo sarà il giudizio.
Quando capita questa carta per
esperienza c’è molto pensiero, molto ragionamento ed è per questo che
tendenzialmente la avvicino al segno dello Scorpione. E come lo Scorpione che è
la trasformazione della fenice che rinasce dalle ceneri, l’unione di Scorpione,
Aquila e Serpente, così il pensiero porterà a trarre delle conclusioni e non
vedo perché esse debbano necessariamente evolvere in senso positivo e non
richiamare, ad esempio, la vendetta.
Il Giudizio è un Arcano che va
interpretato con l’aiuto delle carte che lo circondano e spesso questo non è
sufficiente. Richiede un profondo esame di coscienza e solo il consultante può
farlo. Il cambiamento richiesto dal Giudizio è morale, etico. Ci chiede il
rispetto della legge indipendentemente dalla fede. È una carta molto dura.
Gli
Arcani del cammino:
eremita,
temperanza, stelle, mondo, folle.
Questi Arcani sono stati
raggruppati insieme perché ciascuno di loro mostra un modo diverso di
percorrere il cammino che è stato scritto per noi. L’Eremita a passi piccoli,
con un piccolo lume, la Temperanza con saggezza e pazienza, le Stelle non
perdendo mai di vista il disegno del destino, il Mondo con la curiosità di
andare lontano e scoprire sempre cose nuove ed infine il Folle, cercando di non
preoccuparsi troppo e vivendo giorno per giorno.
Ciascuno di noi ha infatti un
modo diverso di approcciare a ciò che incontra sul proprio cammino. Gli Arcani
cercano di mostrare sempre le vie della saggezza, mentre sappiamo benissimo che
la pigrizia, le abitudini, la tendenza a rimandare a domani tutta la nostra
possibilità di vivere, sono ingredienti che ci limitano e spesso non ci fanno
agire affatto con saggezza.
Questi ultimi Arcani, dunque,
offrono più un consiglio che una considerazione e ci incoraggiano a cogliere
tutte le offerte dell’oggi dopo che i precedenti sei, gli Arcani del
cambiamento, ci avevano messo in guardia sulle possibili trappole del destino.
In particolare ci soffermeremo
sulla figura del Folle che tanti
considerano l’Arcano zero, ma che io amo descrivere per ultimo in modo da
contrapporlo al Mago che designo col numero uno, come fosse l’origine di tutto.
Questa scelta deriva da due considerazioni del tutto personali e discutibili. A
mio parere la chiave della vita, o comunque la chiave per vivere bene, è la
tensione verso la libertà, per cui dobbiamo cercare di liberarci da ogni
condizionamento, da ogni forma di attaccamento e lasciarci andare all’oggi, al
presente, compiendo i nostri passi con la pura gioia di vivere. Il Folle,
rappresenta per me la Libertà umana, cioè, come vedremo, non una libertà
assoluta, ma l’unica possibile.
Inoltre mi piace pensare che gli
Arcani maggiori, nel loro insieme, formino un disegno evolutivo, di cui
percorriamo lentamente ogni tappa, a partire dalla voglia di cominciare
qualcosa di nuovo, puntando sui nostri talenti, le nostre abilità e la nostra
capacità di metterci in gioco, per ottenere comunque qualcosa di pratico e
materiale, attraversando così ogni circostanza della vita, fino a mettere tutte
le nostre esperienze in una fagotto, caricarcelo in spalla e avventurarci verso
l’esperienza finale della nostra esistenza: la consapevolezza dell’anima.
Il Folle è rappresentato come un personaggio bizzarro, in alcuni mazzi
è anziano, in altri l’età è indefinita, ha gli abiti strappati, spesso un fiore
in mano, un fagotto in spalla e un cane o comunque uno strano animale attaccato
ai pantaloni laceri. Egli guarda per aria o in un punto indefinito davanti a sé,
come se non dovesse preoccuparsi di dove le porteranno i suoi passi. Spesso uno
dei suoi piedi è sul baratro di un precipizio, mentre l’altro è appoggiato sul
terreno sicuro. Sembra definitivamente un personaggio noncurante, la cui unica
preoccupazione è assaporare ogni piccolo istante presente, come se il futuro
non esistesse. Non ha progetti, tuttavia si porta dietro il peso del proprio
karma, rappresentato dal pesante fardello che ha in spalla e che egli trasporta
con fare indifferente.
Le esperienze del passato ci
appartengono, forse l’unica cosa veramente nostra sono i ricordi, tutto il resto
è effimera illusione. Abbiamo visto, infatti, che ogni Arcano può essere letto
al dritto o al rovescio, nel senso che traduce significati chiari e luminosi e
altri più nascosti e profondi. Ma come si può leggere al rovescio una carta che
dice “nulla è sicuro, tutto è possibile”? Perché questo dice il Folle: in ogni
istante della vita posso precipitare nel baratro o rimanere sul terreno sicuro,
affido tutto al destino, io non so cosa accadrà perché non sono più l’artefice
della mia vita, nulla mi condiziona più.
Quel cane attaccato ai pantaloni
è una figura ancora più strana del Folle in sé: lo frena o lo aggredisce?
Simboleggia un destino avverso e ostile o un cane amico che trattiene il
padrone quando vede che non è in grado di badare a sé stesso? La cosa
importante è che il Folle pare essere più forte, continua a procedere come se
il cane non ci fosse, ormai la sua vita è solo nelle sue mani e se sceglie la
non scelta, se compie la non azione, nessuno può impedirgli di procedere a
caso.
Ma è effettivamente possibile per
l’essere umano giungere alla condizione in cui non gli importa più di nulla e
si affida completamente al destino? È possibile quando si ha fede nella vita, è
possibile quando abbiamo vissuto intensamente tutte le altre esperienze che la nostra
esperienza poteva offrirci e non abbiamo rimpianti, ma solo un grande senso di
respiro, di gratitudine verso ciò che ci circonda. È possibile quando avremo
superato la pochezza del mondo che ci circonda, le sue bassezze, le invidie, le
recriminazioni, i falsi ideali, le arrabbiature per ottenere cose materiali e
di poco conto ecc.
Quindi di questo ci parla il
Folle, del vero senso della vita, del dare importanza alla propria libertà,
abbandonare ogni forma di schiavitù e di attaccamento.
Altra figura da cui traspare una
profonda, voluta e ricercata solitudine è l’Eremita. Un’immagine bellissima e ricca di significati che mi piace
abbinare al segno del Sagittario in tutte le sue accezioni, dalle più
spirituali alle più concrete. L’Eremita è una creatura in viaggio, esattamente
come il Folle, ma illumina ogni piccolo passo del proprio cammino con un
lanternino perché vuole essere certo di non commettere errori e di non porre il
piede in fallo. Questa ricerca continua della giusta via, questo voler essere
esatti, è virtù tanto del medico quanto del filosofo, ed è per questo che la
carta si abbina alla medicina e alla cura tanto degli altri quanto di sé
stessi, tanto della parte fisica quanto di quella spirituale.
In molte rappresentazioni il
terreno su cui cammina l’Eremita è accidentato o pieno di piante spinose,
questo simboleggia il difficile ruolo che egli ha, la difficoltà di prendere
sempre la giusta via, le interferenze e le distrazioni del mondo esterno.
L’Eremita, il guaritore, è solo e attento e, soprattutto, non è fermo, ma è in
cammino, perché sempre in evoluzione è qualunque forma di sapere.
Nell’altra mano tiene un lungo
bastone che fa pensare un po’ all’indovinello della Sfinge: “quale creatura al
mattino ha quattro piedi, a mezzogiorno due e la sera tre?” e ad Edipo che
risponde: “può essere soltanto l’uomo!”.
Effettivamente il bastone fa
pensare che l’Eremita sia anziano e abbia bisogno di qualcosa che lo sostenga e
cosa ci può sostenere di più della conoscenza? Egli ricerca col lume della ragione
e col sostegno della volontà. In questo i due oggetti che porta con sé assumono
un’accezione di grande conforto nella sfera spirituale, perché ci fanno
comprendere come anche la costante ricerca, condotta con onestà e diligenza,
sia un mezzo per giungere alla verità della fede.
Quindi la carta è sempre sinonimo
di guarigione, sia in ambito spirituale che fisico, ma anche di lavoro duro e
vero. Il fatto che l’uomo sia in cammino, o alla ricerca, sottolinea il suo
costante impegno. La borsa con le erbe medicinali che porta a tracolla ne fa un
essere magico, che porta sempre bene, perché è pronto ad usare la sua medicina
ogni volta che incontra qualcuno che ne abbia bisogno.
La Temperanza, spesso indicante la il segno dell’Acquario a causa sia
delle anfore sia delle ali che le vengono spesso rappresentate e che rispondono
a quelle raffigurazioni dell’Acquario come angelo dello zodiaco, è la carta che
più di ogni simboleggia la pazienza.
Con pazienza e attenzione la
Temperanza travasa le acque della saggezza da un otre all’altro senza versarne
neppure una goccia. In questo la figura si offre a molte interpretazioni. In
senso molto positivo indica il lento cammino dell’uomo verso un’elevazione
piena di meriti e buoni auspici. Colui che osserva lo scorrere delle cose senza
voler per forza imporsi e che saggiamente impara che ogni cosa è in movimento,
come diceva Eraclito, non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume.
L’accettazione dei cambiamenti e la capacità di adattamento ai modi e ai tempi
altrui è quindi sintomo di grande attenzione e sensibilità. Ma è anche vero che
la carta può denotare debolezza di carattere laddove ci si attarda e ci si
perde seguendo le mode o i pregiudizi e cadendo da un otre all’altro senza
opporre resistenza. L’angelo della Temperanza, che è inoltre una virtù
cardinale, ha gli occhi chiusi, quasi a simboleggiare che non è suo compito
giudicare e che il fluire di ogni cosa è il corso del destino. Nessuna carta
più di questa parla di pazienza e di scorrere del tempo, quindi della
realizzazione delle richieste formulate in tempi lunghi o comunque più lunghi
del previsto.
Le Stelle, o la stella, perché in alcune letterature sui Tarocchi è
intesa come carta al singolare a causa della fanciulla che la definisce, è
invece la carta dell’armonia. Nella sua posizione numerica si pone a seguire la
Torre quasi a voler significare che per quanto alte siano le Torri costruite
dagli uomini non potranno mai raggiungere l’alto livello del cielo. Le stelle,
da che mondo e mondo sono servite agli uomini per orientarsi sia nel cammino
che nella navigazione e non sono casi che la letteratura religiosa ponga i re
magi a seguire una cometa per trovare il Signore o che ci siano detti quali “il
destino è scritto nelle stelle”, “è nato sotto una buona stella” o simili. Per
gli uomini guardare le stelle significa differenziarsi dagli altri animali,
significa avere il privilegio di potersi porre domande sull’aldilà o sui
misteri dell’universo, significa poter sperare di non essere soli.
Ed è in questa chiave così
fatalista che mi piace leggere la carta, come fortemente collegata all’Arcano
Temperanza, e come carta pronta a guidarci lungo un sentiero assistito e
positivo, luminoso. Una fanciulla nuda è inginocchiata sulle sponde di un fiume
e versa o raccoglie l’acqua con due brocche, di solito rosse. Il suo
atteggiamento è sereno, il suo corpo bello, i suoi capelli lunghi, biondi,
liberi. La creatura è a suo agio nel mondo della natura, non ha tristezza, non
ha paura. La carta ci parla di un’armonia tutta femminile, di una sessualità
vissuta con gentilezza e sensualità. In questo si contrappone perfettamente
alla figura del Diavolo, dove la sessualità era vista come espressione di forza
o bisogno animalesco.
Sulla testa della fanciulla
brillano le stelle a simboleggiare come anche la notte più scura possa essere
rischiarata dalla luce. Una delle stelle è più grande rispetto altre ed è
centrale in quanto simboleggia l’ego, o la forza dell’Io, mettendo al centro
l’importanza della volontà.
È bellissima anche se spesso è
anche la carta che indica un’amante, proprio perché nella sua dolce e bella
nudità è un chiaro richiamo alla sessualità. Le Stelle, tuttavia, non ci
spaventano perché come carta del cammino indicano che stiamo percorrendo
esattamente il percorso terreno per cui eravamo venuti e che il nostro karma si
sta realizzando pienamente e senza sofferenza.
Un’altra figura femminile
completa gli Arcani del cammino: il Mondo.
Il Mondo indica davvero il mondo, per cui è, tra gli altri significati, la
carta che indica i viaggi lontani. Un’altra donna nuda e bellissima si trova al
centro della carta a simboleggiare il valore del lato femminile e creativo
della natura e dell’Universo. Sinteticamente la carta dice “tutto ciò che si
tocca è fecondo”, a mostrare il trionfo della forza della natura o il
ristabilimento dell’ordine naturale delle cose.
La fanciulla sembra danzare o
girare su sé stessa, come effettivamente fa il mondo che gira sempre e non si
ferma mai. Questo fa sicuramente pensare al fatto che non dobbiamo adagiarci
mai in una posizione di vantaggio perché poi le cose possono cambiare e
potrebbero sorprenderci. Non è certo una carta come la Ruota, che indica sì il
cambio di fortuna, ma spesso in senso contrario. La fanciulla che rappresenta
il mondo si muove all’interno di una corona dall’alloro, simbolo di vittoria e
di trionfo e non annuncia mai cattivi presagi.
Per queste motivazioni spesso la
carta viene interpretata come preannunciatrice di lunghi viaggi o di viaggi in
posti lontani, anche di allargamento delle proprie vedute e di viaggi
fantastici fatti con l’immaginazione.
La fanciulla è seminuda perché
nuda è la Verità e a piedi scalzi si effettua la sua ricerca, perché nudo è
l’uomo davanti ai grandi misteri che lo circondano, ma sarà trionfante nel
momento in cui trova sé stesso calato nella “nuda verità” del suo essere.
Sulla testa della fanciulla è
spesso impressa una piccola Luna, il ché mette la Terra e la Luna al centro di
un universo astrologico. Ai quattro angoli della carta si riconoscono facilmente
i quattro evangelisti: il Leone di San Marco, simbolo del fuoco; l’Aquila di
San Giovanni simbolo di aria; il Toro di San luca simbolo di terra ed infine
l’Angelo di San Matteo simbolo di acqua. In questo senso la carta richiama
chiaramente l’unione e l’equilibrio dei quattro elementi astrologici e diviene
sintesi dell’intero mazzo, non solo per la sua posizione finale (il numero
XXI), ma anche per il messaggio fondamentale che emana. L’equilibrio tra terra
e ogni altro elemento esistente attorno ad essa è la chiave della vita e la
vita stessa diventa danza leggera nel momento in cui l’uomo scopre tale
equilibrio in sé. Il vero trionfo è vivere la vita, con le sue contraddizioni,
i suoi rischi, le sue sorprese e la ricerca di un equilibrio possibile.
La carta viene letta spesso
quindi come vittoria finale, come fecondità e bellezza e può rappresentare
un’amica devota e fedele.
Gli
Arcani doppi:
innamorato,
carro, giustizia, diavolo, luna, sole.
Cercheremo ora di cogliere il
significato delle sei figure doppie degli Arcani Maggiori osservandole sia
insieme, sia prese ad una ad una sia in coppia tra loro per capirne a fondo
somiglianze e differenze.
Se essi potessero raccontarci una
storia messi in fila uno dopo l’altro, probabilmente ci racconterebbero la
favola di un giovane che si innamora e che effettua quindi una scelta. Se
ricordate l’altra volta avevamo infatti definito la carta numero sei
(Innamorato) come la carta relativa alle scelte. Sceglie il partner, l’amore e
quindi decide di affrontare il passo successivo: il matrimonio (Carro). Il
Carro rappresenta pur sempre una scelta, ma adulta e responsabile, fatta con la
ragione e non con il sentimento soltanto. L’uomo disegnato sulla carta VII è
visibilmente più adulto di quello sulla carta VI. Come si svolge un matrimonio?
Si fa una promessa davanti a Dio (Giustizia seduta in trono con corona in testa
e spada in mano). Una volta promesso però il matrimonio porta i coniugi a
lasciare la festa e cadere nella quotidianità, nell’amministrazione del denaro,
ad esempio, e nella sessualità. Ecco la carta del Diavolo. Da questa sessualità
focosa e vivace avviene la fecondazione (le gocce che cadono nell’acqua sulla
carta della Luna rappresentano la fecondazione della Terra). Dopo la
fecondazione c’è lo stabilizzarsi della famiglia (Sole), dove l’Amore per la
vita e quella passione continuamente rinnovata sostengono progetti a lungo termine.
Ancora: ascoltiamoli mentre ci
narrano la storia di un giovane (Innamorato) in cerca di lavoro che effettua
ancora sì una scelta, ma questa volta in campo lavorativo/economico. Si avvia a
diventare adulto e si lancia in affari, viaggi, parole, investimenti per la
propria vita futura (Carro). Ovviamente per fare questo, una volta partito
dovrà imparare tutte le regole dell’esistenza (Giustizia) soppesando gli eventi
(bilancia) e tagliando via i ramo secchi (spada). Le cose gli vanno bene e così
cade nell’eccesso innamorandosi del denaro, cedendo alle lusinghe e alle
proposte di una vita terrena appagante (i vizi: alcool, gioco, sesso, eccessi
in generale rappresentati dalla carta del Diavolo). Per questo si ammala ed
esce dalla luce cominciando a temere tutto ciò che lo circonda e il giudizio
altrui, perché sa di non potersi fidare neppure di sé stesso (Luna). Quando
trova il coraggio di uscire allo scoperto e cominciare a costruire con gli
altri, superando l’egoismo e facendosi aiutare, trionferà con il vero amore (Sole).
Bene, ora che cominciamo a capire
che gli Arcani ci svelano ogni segreto dell’esistenza, così come attori su un
palco scenico, recitando ciascuno la sua parte, riusciremo certamente anche ad
“imparare” ad ascoltarli. Leggere i Tarocchi non significa interpretare o
indovinare il futuro, da parte nostra non ci deve essere alcun giudizio
personale. Leggere i Tarocchi significa rispettare il loro messaggio,
comprendere il loro linguaggio, lasciarsi consigliare. Se cominciamo da subito a
considerarli vivi, se li rispettiamo e non li vogliamo piegare alle nostre
esigenze, ma ci limitiamo ad accoglierne il messaggio profondo, in qualche modo
sondiamo il futuro, ma non con l’ansia o la curiosità degli esseri umani più
sprovveduti, bensì con la consapevolezza che, seguendo i giusti consigli,
prendendo atto dei nostri limiti, ma anche dei nostri punti di forza, la nostra
vita si trasformerà in un fantastico viaggio, in un percorso di crescita e di
scoperta, in un insieme di esperienze dove sempre il meglio di noi stessi potrà
venire alla luce.
L’Innamorato e il Carro
presentano molte assonanze. Insieme ci parlano dell’evoluzione dell’essere
umano. La scelta responsabile e consapevole porterà al trionfo. In gioventù le
scelte vengono fatte con sentimento e buon senso, nell’età adulta prendendo in
mano le redini della propria vita e perseguendo gli obiettivi con forza e
determinazione. Nella gioventù le domande interiori vengono superate seguendo
istinto e segnali (Cupido) mentre nell’età adulta le difficoltà interiori (le
facce sulle spalle) sono superate con la volontà (lo scettro).
La Giustizia e il Diavolo ci
parlano del nostro rapporto con Dio. La spada tenuta in mano dalla figura della
Giustizia è in salda posizione verticale e rappresenta fermezza e resistenza
alla tentazione, mentre il Diavolo nudo e sorridente mostra l’indulgenza verso
sé stessi, il vizio, l’uomo in relazione con le proprie debolezze, le colpe, le
abitudini e le curiosità.
La Giustizia si impone con la
forza (spada), mentre l’errore si compie per mancanza di forza (il Diavolo
rappresenta i reni e quindi l’abuso della forza primordiale). La bilancia
misura con equità. Giudica le azioni e il cuore; il presente e il passato, cioè
l’azione e il perché dell’azione; il presente e il futuro, cioè i talenti e le
possibilità. I due dannati ai piedi del Diavolo coloro che erano alla ricerca
del frutto della conoscenza. Per giudicare passioni, inclinazioni e vizi
bisogna basarsi su fatti concreti. Chi non ha mai vissuto non può capire cosa
significhi trovarsi in mezzo alla tentazione.
La Giustizia in quanto dea
bendata è simbolo di imparzialità, ma anche il Diavolo, figura nella quale
tutti appaiono nudi, è imparziale, perché ciascuno può avere un momento di
debolezza o un lato scoperto e fragile.
Il Sole e la Luna parlano delle
contraddizioni interiori e del motivo per cui l’essere umano non sa giudicare e
ha bisogno di Giustizia e Diavolo. La luce della Luna rischiara la notte, ma
lascia largo spazio alle ombre cioè: dove l’uomo non vede teme, ha paura. La
luce del giorno, invece, illumina ogni verità, e può essere accecante, creare
presunzione e imbroglio. Ci troviamo nella medesima situazione di non poter
essere certi delle nostre posizioni. La difficoltà a giudicare ciò che abbiamo
davanti agli occhi è evidente sia in situazioni di semibuio e sproporzione
nelle ombre, sia in piena luce dove i bagliori, i riflessi, la provenienza
della luce e la direzione possono abbagliarci o “infastidirci”.
Nella carta della luna leggiamo
le cose nascoste o segrete, le gravidanze, il sesto senso, l’interpretazione
dei sogni, la scoperta dei propri talenti, la magia della notte. Contrapposto
nella carta del Sole troviamo la forza, il coraggio, l’ottimismo, la
costruzione, il denaro, il successo, la realtà così come la si vede. Mentre la
carta della notte parla del non fidarsi delle apparenze, la carta del giorno
ricorda il vecchio adagio “quando il Sole sorge, sorge per tutti”, indicando il
grande positivo della vita come costruzione.
La carta della Luna parla di
insicurezza, di cose che non sono come appaiono o che non si vedono nella loro
totalità, mentre la carta del Sole parla di sicurezza, di tutto ciò che è
chiaro, luminoso, generoso. Di collaborazione e di mancanza di sorprese.
Andiamo ora ad analizzarle una ad
una come abbiamo fatto per gli Arcani precedenti.
Abbiamo già esaminato la figura
dell’Innamorato. Ora vorrei portare
la vostra attenzione sul fatto che l’Innamorato tende ad essere rappresentato
come più piccolo delle figure delle figure che gli stanno accanto e questo può
denotare immaturità, ma anche innocenza, ingenuità. Per questo si parla di
scelta “guidata” dove la direzione è indicata dalla freccia nell’arco di
Cupido. L’innamorato di solito ha le mani in una direzione e il volto girato
nell’altra o una mano in una direzione e una nell’altra o le mani a destra e i
piedi a sinistra. La figura mostra la difficoltà che l’uomo sempre incontra nel
prendere decisioni difficili o di responsabilità. Parla anche di tentazione. A
volte sappiamo quale sarebbe la cosa più saggia da fare, ma è forte il
desiderio di provare qualcosa di diverso. La decisione è combattuta, non è
semplice. Ed in questa seconda fase del nostro esame della carta vorrei
sottolineare questo aspetto di duplicità, per comprendere bene che quando
l’Innamorato non rappresenta un’amicizia o un amore platonico, va
necessariamente interpretato tenendo conto delle carte che gli sono intorno.
Non è detto che alla fine la persona sia in grado di prendere la decisione
giusta, per cui non è detto che il significato della carta sia necessariamente
positivo. Come sapete io non leggo mai le carte a testa in giù, perché in esse
è già compreso sia il significato in senso positivo, sia il suo contrario. È
importante quindi che la lettura venga fatta tenendo conto delle inclinazioni
del soggetto e delle tentazioni che lo circondano.
Per quanto riguarda la figura del
Carro, questo è l’unico personaggio
di tutto il mazzo ad avere qualcosa che gli protegge il capo. Vediamo infatti
un velo sopra la sua testa che lo protegge, appunto, dalle intemperie, sia dal
sole che dalla pioggia. La carta per questo simboleggia il Trionfo. Non solo il
trionfo dell’individuo sulle persone o cose che compongono la sua vita, ma
anche dell’essere umano sulle minacce esterne. Il Carro è colui che ha
combattuto ed è riconosciuto vincitore. Non a caso la sua testa è cinta di
alloro o da una corona e in mano tiene il bastone della vittoria. È anche una
figura attiva, sa di non aver concluso la guerra, ma di aver semplicemente
vinto una battaglia. Quindi rimane allerta. Non si riposa. La difficoltà
infatti del continuare il percorso è simboleggiata dai due cavalli, di solito
di colore diverso e comunque sempre guardano in direzioni opposte. Se egli non
terrà bene le redini della propria vita il carro potrebbe spezzarsi. Un cavallo
tira in una direzione e l’altro nell’altra. Nel caso il Carro venga
interpretato come matrimonio si ricordi che i cavalli rappresentano i due
coniugi. Uno non può sempre cedere in favore dell’altro, uno non può sempre
avanzare e l’altro rimanere indietro: se i due coniugi non collaborano, non
avanzano e si evolvono insieme, il carro-matrimonio si spezza.
È anche vero che i cavalli
possono simboleggiare i due lati della natura umana, la parte razionale e la
parte emotiva. Come dicevano i saggi nativi americani una canoa è spinta da due
remi (il cuore e la ragione), se ne muoviamo solo uno o più veloce, la canoa
gira su stessa e non avanza. Così è necessario dosare le energie nelle scelte e
procedere con determinazione e volontà.
Sulle spalle del personaggio
appaiono due facce che guardano verso il fianco in alto. Queste simboleggiano
la necessità di guardare bene in tutte le direzioni, di relazionarsi con le
proprie verità interiori, di comprendere bene le proprie possibilità e di
affrontare con coraggio la natura molteplice delle nostra anima. Le facce
infatti non guardano allo specchio solo la parte frontale di noi stessi, la
maschera ben costruita che mostriamo al mondo, il ruolo che ci proponiamo di
sostenere ogni giorno. Esse mostrano le nostre paure, il nostro prestare
attenzione a tutto ciò che viene detto e mosso intorno a noi, il nostro bisogno
di guardarci le spalle, di fidarci solo di noi stessi… insomma, tutti quegli
aspetti di insicurezza che sono propri dell’essere umano, il quale teme così il
rancore covato nel proprio cuore, come l’invidia e la gelosia altrui. I mostri
ci circondano e ci penetrano. Il Carro quindi è un monito a guardarsi dentro,
ad affrontare il mondo con coraggio, ma anche con consapevolezza.
La carta simboleggia le parole,
il commercio, le telefonate e le comunicazioni.
Nel corpo è legata alle braccia e
ai polmoni, perché le parole, dette o udite, sono legate al fiato e al respiro.
Simboleggia anche i viaggi, magari brevi e di affari, le proposte e i mestieri
che implicano il viaggiare. Per questo la si abbina facilmente ai segni dei
Gemelli e del Sagittario.
La figura della Giustizia è una carta molto
equilibrata. In genere la colorazione copre quasi l’intera carta e, nonostante
la prevalenza dell’azzurro nell’abito, anche i colori sono presenti in modo
abbastanza equilibrato. È fondamentale notare la severità e la freddezza di
questa carta che ha, a mio parere, significato positivo solo per chi si è
comportato bene! Infatti la bilancia in una mano è contrapposta alla fermezza
della spada nell’altra il ché simboleggia, avvicinandosi al mitologico concetto
espresso da Temi, figlia di Cielo e Terra, che la Giustizia non può che essere
imposta dall’aiuto della forza. Questa spada è in posizione perfettamente
verticale, quasi a richiamare l’unione di Dio (mondo trascendente) con l’umano
(mondo immanente) ed è appoggiata al bracciolo del trono tenuta saldamente con
mano ferma, a simboleggiare che non tentenna, non lascia posto all’incertezza e
ai ripensamenti; anticamente la Giustizia era bendata a mostrare l’equità e la
mancanza di condizionamenti.
Quindi accade che la Giustizia
pesa e poi con la spada “opera” tagliando i rami secchi e riportando
l’equilibrio. Simboleggia la necessità di “tagliare” qualcosa, cioè di
rinunciare a qualcosa, per ottenere molto di più. Ma cosa viene pesato sulla
bilancia? Questa è una domanda molto interessante cui si può rispondere solo
esaminando attentamente l’argomento proposto dal consultante e le circostanze
che lo avvolgono. Impossibile per l’essere umano pesare il bene e il male, in
quanto le sue conoscenze non sono sufficienti per determinarlo. Senza l’aiuto
divino l’uomo non è assolutamente in grado di valutare il senso della Giustizia
e a chi dice che chi non ha pagato “di qua” pagherà “di là”, mi viene spesso da
rispondere che il nostro concetto di giustizia non è minimamente applicabile a
quello divino. È come se pur non conoscendo le regole del gioco noi volessimo
arbitrare una partita. Il buon senso ci suggerisce che è impossibile.
Altrettanto è “imperscrutabile” la mente di Dio (se così la si può chiamare!).
Allora possiamo pesare il passato
e il presente. Cioè cercare di determinare con le possibilità che si avevano,
come mai ci si è comportati in un determinato modo, oppure il presente e le
possibilità del futuro in modo da capire se i nostri progetti sono possibili o
no. Le azioni, ci insegna la carta, non possono essere valutate senza tener
conto delle circostanze. Per cui quando si interpreta la carta, non solo si
deve tener conto anche dell’azione della spada, ma soprattutto della linea del
tempo.
La Giustizia è l’unica carta che
ha a disposizione un’arma tagliente, per cui si interpreta anche come chirurgo.
Gli interventi sono sempre suggeriti dalla presenza di questa carta, laddove il
medico o il guaritore è invece rappresentato dall’eremita.
Ancora la Giustizia rappresenta i
processi, gli avvocati e i giudici, ma l’esito potrà essere definito solo dalle
carte circostanti.
Nell’astrologia si tende a far
corrispondere la carta della Giustizia al segno della Bilancia anche se a mio
parere sarebbe più confacente il segno dell’Ariete, incapace di diplomazia e di
scendere a compromessi. Infatti tendenzialmente la Bilancia sfugge le dispute e
applica la legge in modo morbido, adattandosi al male minore, mentre l’Ariete è
pronto ad usare la spada in modo inflessibile, punendo sé stesso prima che gli
altri in modo da poter rimanere impeccabile nel momento del giudizio. Questa
figura, così rigida nella sua seduta, mostra come la legge vada applicata alla
lettera, pesando fino ad avere i piatti della bilancia alla stessa altezza e
poi imponendo la spada.
Fisicamente la carta si fa
corrispondere al fegato, al coraggio e alla rabbia.
La figura del Diavolo non ammette tanti dubbi
sull’interpretazione che se ne può dare. La prevalenza del colore rosso e a
volte nero, è già molto eloquente. Tuttavia il suo significato potrebbe non
essere così negativo e disastroso come si intende di primo acchito. La figura
che può corrispondere astrologicamente allo Scorpione e all’Ariete, ha nella
sua essenza tutta la forza di Marte e la fisicità dell’energia sessuale.
Infatti fisicamente corrisponde al sangue, ai reni e ai genitali esterni. Come
ci insegna la medicina cinese nei reni è il Chi, cioè la forza primordiale
dell’essere umano, quella riserva di energia che ci viene in parte dai genitori
e in parte dal cielo.
Così questa carta è un monito
contro gli abusi. Una volta perso il Chi non può essere recuperato e dissipare
vuole dire invecchiare e ammalarsi. Così tutti i vizi si fanno risalire alla
figura del Diavolo: alcool, droga, gioco d’azzardo e sesso, ma anche l’amore
sfrenato per il denaro e la ricchezza, la vita dispendiosa e goliardica e… la
conoscenza.
L’angelo più bello fu cacciato
dal Cielo e divenne re degli inferi. Come tale anche lui, al pari della
Giustizia simboleggiante Dio, determina le pene, solo che per avere la massima
equità nel giudizio osserva la gente nuda. Questo è il simbolo dei due dannati
incatenati nudi davanti al Diavolo. Le catene sono il simbolo degli ureteri che
nella Medicina Cinese sono connessi alle paure. E ben devono avere paura i
dannati. Ogni essere umano ha i suoi scheletri nell’armadio. Ciascuno di noi si
è mostrato indulgete prima o poi. Chi non ha peccato nel sesso lo avrà fatto
nella golosità, nell’ingordigia e solo il Diavolo potrà giudicare cosa è più
grave. Nudi si è tutti uguali. Questa carta ci misura nei nostri lati più
deboli e scoperti, non nella grandezza degli intenti della nostra anima, ma nei
fatti reali della nostra vita pratica.
Poi Lucifero va nel Paradiso
Terrestre, un luogo dove l’essere umano vive inconsapevole, ingenuo e
imbambolato, senza sapere quale sia la magnificenza del paradiso che lo
circonda. Lo istiga a mangiare il frutto della conoscenza e da quel momento
l’uomo si accorge di essere nudo e inizia il suo peregrinare sulla terra alla
ricerca di sé stesso, duplice nella natura divina e spirituale, con un vago
ricordo della bellezza perduta e un gran desiderio di conoscere e apprezzare
tutto ciò che lo circonda, la bellezza reale. La tentazione del Diavolo è un
atto di liberazione e di prigionia al tempo stesso, per cui la carta chiede
all’essere umano di privarsi delle cose che lo affliggono, dei vizi che lo
imprigionano, dopo averli provati in quando debole, umano, influenzabile,
fragile.
La carta, a mio parere resta
principalmente negativa, in quanto allarme che qualcosa stona nell’onestà o
onorabilità della vita, indicativa della presenza di forze avverse e deleterie,
di persone malvage, cattive, eventi catastrofici, ecc.; nello stesso tempo
però, indica anche una via di uscita, consiglia di riprendere in mano l’energia
che è stata donata alla propria persona, di guardare con indulgenza alla cadute
della vita e alle tentazioni e di abbandonarle con garbo facendosi scudo e
forza proprio della conoscenza. Mostra una vita sessuale fantasiosa e vitale,
che non verrà sacrificata, ma modificata, dalla dolcezza e dall’armonia
rappresentata dalle Stelle. Aggiungendo il sentimento, il rispetto, la
femminilità, la vita sessuale sarà più appagante e rivelerà quei lati luminosi
della personalità simboleggiati proprio dalla figura femminile del destino.
La carta della Luna è connessa al segno del Cancro e
ne mostra tutto il lato femminile e controverso. Due sono le città che si
vedono sullo sfondo, due i cani che ululano alla luna, due gli astri
sovrapposti che si vedono nel cielo. Questo perché duplice è il pensiero umano,
come duplice la sessualità, come duplice la scelta che dobbiamo affrontare
continuamente.
Le due colline sullo sfondo
ospitano due castelli o due villaggi: uno in rovina e l’altro in ottimo stato.
Uno mostra come caduca sia la vita e come presto si possa essere abbandonati e
dimenticati, mentre l’altro mostra l’abbondanza e la ricchezza di vita che si
ha nella gioventù. I due cani, oppure il cane e il lupo, al centro della carta
sono di due colori diversi e hanno un atteggiamento incomprensibile uno verso
l’altro, non si sa se hanno intenzione di litigare o ululano semplicemente.
Mostrano l’indecisione, la vaghezza di tante parole, la difficoltà ad
interpretare le parole e i gesti altrui. Il sole nascosto dietro la Luna mostra
come spesso si brilli non propria e come le ombre siano spesso più forti della
luce (la luna sta davanti).
Infine sulla parte bassa della
carta c’è uno stagno con dentro un gambero a dire che sotto una superficie
apparentemente calma si possono celare strane reazioni o pericoli.
Così la carta è un monito a non
fidarsi del sentito dire o delle voci delle persone che ci circondano perché
tutto potrebbe essere diverso da come appare. Nello stesso tempo anche noi
stessi non siamo spesso in grado di giudicare perché non è detto che i nostri
occhi vedano le cose oggettivamente e tenendo conto del corso degli eventi, non
solamente del loro stato attuale.
La carta parla di cose nascoste,
celate, segrete, di cose non dette o sconosciute. Così rappresenta il mondo
interiore e i talenti non ancora svelati, la magia della notte, i sogni, ma
anche, fisicamente, le gravidanze in quanto le gocce che cadono dall’alto
possono simboleggiare lo sperma mentre l’acqua sullo sfondo rappresenta
l’utero. In senso più ampio l’utero è anche utero della Terra, per cui possono
esserci situazioni non ancora svelate e conosciute che sono però in fase di
trasformazione.
L’accezione negativa che ha
spesso portato gli interpreti dei Tarocchi a chiamarla “Luna Nera” come se
fosse una carta apportatrice di sfortuna e cattive notizie, è legata
prevalentemente alla presenza dell’animale in basso al centro della carta.
Questo può simboleggiare malattie nascoste e magari gravi come tumori e cancro.
Più spesso però la carta si limita a porre avvertimenti su tutto quanto
riguarda il lato più intimo della persona e le sue paure.
Vengono rappresentati i genitali
interni, lo stomaco e l’intestino e per questo si può parlare di problemi
sessuali (utero o prostata in condizioni non ottimali sia fisiche che
psichiche) o problemi di relazione con gli altri (ulcere e gastriti).
Chiudiamo la carrellata degli
Arcani Doppi, con la figura detta Arcano Perfetto, ossia il Sole. Generalmente
questa carta si fa corrispondere al segno dei Gemelli a causa dei due bambini
rappresentati al centro in basso e fisicamente al cuore in quanto il Sole è il
centro caloroso del nostro corpo fisico. La carta è molto positiva nei suoi
significati e parla di costruzione (il muro) e di ricchezza (i girasoli). È una
carta di energia fortemente maschile, quindi di espansione e di ottimismo e
rappresenta la passione amorosa, la scelta consapevole, le relazioni destinate
a durare nel tempo, la stabilità nelle società e la ricchezza materiale negli
affari.
Ottima per rispondere ai responsi
su matrimoni, amori e società, quindi, ma in generale indica sempre il successo
delle imprese ed è intesa come carta di buona sorte.
Quando è circondata da carte
negative potrebbe però indicare che l’accecante luce del sole non ci permette
di vedere e che, sicuri nella nostra posizione di vantaggio diventiamo
superficiali o presuntuosi o poco attenti alle esigenze altrui. Quasi mai
capita di dover leggere questa carta in senso “negativo”, e, a ben guardare, il
suo senso non è mai negativo, semplicemente ci richiama ad una dimensione più
umana e ci fa stendere lo sguardo intorno a noi. Esiste il timore, quando si è
in una situazione di vantaggio, di perdere i propri privilegi, mentre chi è in
condizione di non poter perdere nulla, generalmente sa che peggio di così non
potrà andare! Così la carta ci chiede di prestare attenzione ai rischi, anche
se in questo momento essi ci appaiono improbabili.
Come si sa, io leggo le carte
solo in posizione dritta, quindi è solo con le carte circostanti che si può
definire il reale successo di un’impresa. Spesso la carta chiede di prestare
attenzione ai sentimenti veri, profondi, costruttivi, all’amore vero che ha
valore sempre, al matrimonio, che può vedere litigi e momenti di crisi, ma che,
se fu basato sull’amore, sarà sempre in grado di risvegliare la passione e di
ricominciare a costruire daccapo.
Il Sole ci chiede di guardare
alla realtà, ai valori, alla praticità. Ci spinge all’ottimismo, all’energia
costruttiva, alla voglia di vivere col cuore.
Le
sei figure doppie degli Arcani maggiori:
innamorato,
carro, giustizia, diavolo, luna, sole.
Cercheremo ora di cogliere il
significato delle sei figure doppie degli Arcani Maggiori osservandole sia
insieme, sia prese ad una ad una sia in coppia tra loro per capirne a fondo
somiglianze e differenze.
Se essi potessero raccontarci una
storia messi in fila uno dopo l’altro, probabilmente ci racconterebbero la
favola di un giovane che si innamora e che effettua quindi una scelta. Se
ricordate l’altra volta avevamo infatti definito la carta numero sei
(Innamorato) come la carta relativa alle scelte. Sceglie il partner, l’amore e
quindi decide di affrontare il passo successivo: il matrimonio (Carro). Il
Carro rappresenta pur sempre una scelta, ma adulta e responsabile, fatta con la
ragione e non con il sentimento soltanto. L’uomo disegnato sulla carta VII è
visibilmente più adulto di quello sulla carta VI. Come si svolge un matrimonio?
Si fa una promessa davanti a Dio (Giustizia seduta in trono con corona in testa
e spada in mano). Una volta promesso però il matrimonio porta i coniugi a
lasciare la festa e cadere nella quotidianità, nell’amministrazione del denaro,
ad esempio, e nella sessualità. Ecco la carta del Diavolo. Da questa sessualità
focosa e vivace avviene la fecondazione (le gocce che cadono nell’acqua sulla
carta della Luna rappresentano la fecondazione della Terra). Dopo la
fecondazione c’è lo stabilizzarsi della famiglia (Sole), dove l’Amore per la
vita e quella passione continuamente rinnovata sostengono progetti a lungo
termine.
Ancora: ascoltiamoli mentre ci
narrano la storia di un giovane (Innamorato) in cerca di lavoro che effettua
ancora sì una scelta, ma questa volta in campo lavorativo/economico. Si avvia a
diventare adulto e si lancia in affari, viaggi, parole, investimenti per la
propria vita futura (Carro). Ovviamente per fare questo, una volta partito
dovrà imparare tutte le regole dell’esistenza (Giustizia) soppesando gli eventi
(bilancia) e tagliando via i ramo secchi (spada). Le cose gli vanno bene e così
cade nell’eccesso innamorandosi del denaro, cedendo alle lusinghe e alle
proposte di una vita terrena appagante (i vizi: alcool, gioco, sesso, eccessi
in generale rappresentati dalla carta del Diavolo). Per questo si ammala ed
esce dalla luce cominciando a temere tutto ciò che lo circonda e il giudizio
altrui, perché sa di non potersi fidare neppure di sé stesso (Luna). Quando
trova il coraggio di uscire allo scoperto e cominciare a costruire con gli
altri, superando l’egoismo e facendosi aiutare, trionferà con il vero amore (Sole).
Bene, ora che cominciamo a capire
che gli Arcani ci svelano ogni segreto dell’esistenza, così come attori su un
palco scenico, recitando ciascuno la sua parte, riusciremo certamente anche ad
“imparare” ad ascoltarli. Leggere i Tarocchi non significa interpretare o
indovinare il futuro, da parte nostra non ci deve essere alcun giudizio
personale. Leggere i Tarocchi significa rispettare il loro messaggio,
comprendere il loro linguaggio, lasciarsi consigliare. Se cominciamo da subito
a considerarli vivi, se li rispettiamo e non li vogliamo piegare alle nostre
esigenze, ma ci limitiamo ad accoglierne il messaggio profondo, in qualche modo
sondiamo il futuro, ma non con l’ansia o la curiosità degli esseri umani più
sprovveduti, bensì con la consapevolezza che, seguendo i giusti consigli,
prendendo atto dei nostri limiti, ma anche dei nostri punti di forza, la nostra
vita si trasformerà in un fantastico viaggio, in un percorso di crescita e di
scoperta, in un insieme di esperienze dove sempre il meglio di noi stessi potrà
venire alla luce.
L’Innamorato e il Carro
presentano molte assonanze. Insieme ci parlano dell’evoluzione dell’essere
umano. La scelta responsabile e consapevole porterà al trionfo. In gioventù le
scelte vengono fatte con sentimento e buon senso, nell’età adulta prendendo in
mano le redini della propria vita e perseguendo gli obiettivi con forza e
determinazione. Nella gioventù le domande interiori vengono superate seguendo
istinto e segnali (Cupido) mentre nell’età adulta le difficoltà interiori (le
facce sulle spalle) sono superate con la volontà (lo scettro).
La Giustizia e il Diavolo ci
parlano del nostro rapporto con Dio. La spada tenuta in mano dalla figura della
Giustizia è in salda posizione verticale e rappresenta fermezza e resistenza
alla tentazione, mentre il Diavolo nudo e sorridente mostra l’indulgenza verso
sé stessi, il vizio, l’uomo in relazione con le proprie debolezze, le colpe, le
abitudini e le curiosità.
La Giustizia si impone con la
forza (spada), mentre l’errore si compie per mancanza di forza (il Diavolo
rappresenta i reni e quindi l’abuso della forza primordiale). La bilancia
misura con equità. Giudica le azioni e il cuore; il presente e il passato, cioè
l’azione e il perché dell’azione; il presente e il futuro, cioè i talenti e le
possibilità. I due dannati ai piedi del Diavolo coloro che erano alla ricerca
del frutto della conoscenza. Per giudicare passioni, inclinazioni e vizi
bisogna basarsi su fatti concreti. Chi non ha mai vissuto non può capire cosa
significhi trovarsi in mezzo alla tentazione.
La Giustizia in quanto dea
bendata è simbolo di imparzialità, ma anche il Diavolo, figura nella quale
tutti appaiono nudi, è imparziale, perché ciascuno può avere un momento di debolezza
o un lato scoperto e fragile.
Il Sole e la Luna parlano delle
contraddizioni interiori e del motivo per cui l’essere umano non sa giudicare e
ha bisogno di Giustizia e Diavolo. La luce della Luna rischiara la notte, ma
lascia largo spazio alle ombre cioè: dove l’uomo non vede teme, ha paura. La
luce del giorno, invece, illumina ogni verità, e può essere accecante, creare
presunzione e imbroglio. Ci troviamo nella medesima situazione di non poter
essere certi delle nostre posizioni. La difficoltà a giudicare ciò che abbiamo
davanti agli occhi è evidente sia in situazioni di semibuio e sproporzione
nelle ombre, sia in piena luce dove i bagliori, i riflessi, la provenienza
della luce e la direzione possono abbagliarci o “infastidirci”.
Nella carta della luna leggiamo
le cose nascoste o segrete, le gravidanze, il sesto senso, l’interpretazione
dei sogni, la scoperta dei propri talenti, la magia della notte. Contrapposto
nella carta del Sole troviamo la forza, il coraggio, l’ottimismo, la
costruzione, il denaro, il successo, la realtà così come la si vede. Mentre la
carta della notte parla del non fidarsi delle apparenze, la carta del giorno
ricorda il vecchio adagio “quando il Sole sorge, sorge per tutti”, indicando il
grande positivo della vita come costruzione.
La carta della Luna parla di
insicurezza, di cose che non sono come appaiono o che non si vedono nella loro
totalità, mentre la carta del Sole parla di sicurezza, di tutto ciò che è
chiaro, luminoso, generoso. Di collaborazione e di mancanza di sorprese.
Andiamo ora ad analizzarle una ad
una come abbiamo fatto per gli Arcani precedenti.
Abbiamo già esaminato la figura
dell’Innamorato. Ora vorrei portare
la vostra attenzione sul fatto che l’Innamorato tende ad essere rappresentato
come più piccolo delle figure delle figure che gli stanno accanto e questo può
denotare immaturità, ma anche innocenza, ingenuità. Per questo si parla di
scelta “guidata” dove la direzione è indicata dalla freccia nell’arco di
Cupido. L’innamorato di solito ha le mani in una direzione e il volto girato
nell’altra o una mano in una direzione e una nell’altra o le mani a destra e i
piedi a sinistra. La figura mostra la difficoltà che l’uomo sempre incontra nel
prendere decisioni difficili o di responsabilità. Parla anche di tentazione. A
volte sappiamo quale sarebbe la cosa più saggia da fare, ma è forte il
desiderio di provare qualcosa di diverso. La decisione è combattuta, non è
semplice. Ed in questa seconda fase del nostro esame della carta vorrei
sottolineare questo aspetto di duplicità, per comprendere bene che quando
l’Innamorato non rappresenta un’amicizia o un amore platonico, va
necessariamente interpretato tenendo conto delle carte che gli sono intorno.
Non è detto che alla fine la persona sia in grado di prendere la decisione
giusta, per cui non è detto che il significato della carta sia necessariamente
positivo. Come sapete io non leggo mai le carte a testa in giù, perché in esse
è già compreso sia il significato in senso positivo, sia il suo contrario. È
importante quindi che la lettura venga fatta tenendo conto delle inclinazioni
del soggetto e delle tentazioni che lo circondano.
Per quanto riguarda la figura del
Carro, questo è l’unico personaggio
di tutto il mazzo ad avere qualcosa che gli protegge il capo. Vediamo infatti
un velo sopra la sua testa che lo protegge, appunto, dalle intemperie, sia dal
sole che dalla pioggia. La carta per questo simboleggia il Trionfo. Non solo il
trionfo dell’individuo sulle persone o cose che compongono la sua vita, ma
anche dell’essere umano sulle minacce esterne. Il Carro è colui che ha
combattuto ed è riconosciuto vincitore. Non a caso la sua testa è cinta di
alloro o da una corona e in mano tiene il bastone della vittoria. È anche una
figura attiva, sa di non aver concluso la guerra, ma di aver semplicemente
vinto una battaglia. Quindi rimane allerta. Non si riposa. La difficoltà
infatti del continuare il percorso è simboleggiata dai due cavalli, di solito
di colore diverso e comunque sempre guardano in direzioni opposte. Se egli non
terrà bene le redini della propria vita il carro potrebbe spezzarsi. Un cavallo
tira in una direzione e l’altro nell’altra. Nel caso il Carro venga
interpretato come matrimonio si ricordi che i cavalli rappresentano i due
coniugi. Uno non può sempre cedere in favore dell’altro, uno non può sempre
avanzare e l’altro rimanere indietro: se i due coniugi non collaborano, non
avanzano e si evolvono insieme, il carro-matrimonio si spezza.
È anche vero che i cavalli
possono simboleggiare i due lati della natura umana, la parte razionale e la
parte emotiva. Come dicevano i saggi nativi americani una canoa è spinta da due
remi (il cuore e la ragione), se ne muoviamo solo uno o più veloce, la canoa
gira su stessa e non avanza. Così è necessario dosare le energie nelle scelte e
procedere con determinazione e volontà.
Sulle spalle del personaggio
appaiono due facce che guardano verso il fianco in alto. Queste simboleggiano
la necessità di guardare bene in tutte le direzioni, di relazionarsi con le
proprie verità interiori, di comprendere bene le proprie possibilità e di
affrontare con coraggio la natura molteplice delle nostra anima. Le facce
infatti non guardano allo specchio solo la parte frontale di noi stessi, la
maschera ben costruita che mostriamo al mondo, il ruolo che ci proponiamo di
sostenere ogni giorno. Esse mostrano le nostre paure, il nostro prestare
attenzione a tutto ciò che viene detto e mosso intorno a noi, il nostro bisogno
di guardarci le spalle, di fidarci solo di noi stessi… insomma, tutti quegli
aspetti di insicurezza che sono propri dell’essere umano, il quale teme così il
rancore covato nel proprio cuore, come l’invidia e la gelosia altrui. I mostri
ci circondano e ci penetrano. Il Carro quindi è un monito a guardarsi dentro,
ad affrontare il mondo con coraggio, ma anche con consapevolezza.
La carta simboleggia le parole,
il commercio, le telefonate e le comunicazioni.
Nel corpo è legata alle braccia e
ai polmoni, perché le parole, dette o udite, sono legate al fiato e al respiro.
Simboleggia anche i viaggi, magari brevi e di affari, le proposte e i mestieri
che implicano il viaggiare. Per questo la si abbina facilmente ai segni dei
Gemelli e del Sagittario.
La figura della Giustizia è una carta molto
equilibrata. In genere la colorazione copre quasi l’intera carta e, nonostante
la prevalenza dell’azzurro nell’abito, anche i colori sono presenti in modo
abbastanza equilibrato. È fondamentale notare la severità e la freddezza di
questa carta che ha, a mio parere, significato positivo solo per chi si è
comportato bene! Infatti la bilancia in una mano è contrapposta alla fermezza
della spada nell’altra il ché simboleggia, avvicinandosi al mitologico concetto
espresso da Temi, figlia di Cielo e Terra, che la Giustizia non può che essere
imposta dall’aiuto della forza. Questa spada è in posizione perfettamente
verticale, quasi a richiamare l’unione di Dio (mondo trascendente) con l’umano
(mondo immanente) ed è appoggiata al bracciolo del trono tenuta saldamente con
mano ferma, a simboleggiare che non tentenna, non lascia posto all’incertezza e
ai ripensamenti; anticamente la Giustizia era bendata a mostrare l’equità e la
mancanza di condizionamenti.
Quindi accade che la Giustizia
pesa e poi con la spada “opera” tagliando i rami secchi e riportando l’equilibrio.
Simboleggia la necessità di “tagliare” qualcosa, cioè di rinunciare a qualcosa,
per ottenere molto di più. Ma cosa viene pesato sulla bilancia? Questa è una
domanda molto interessante cui si può rispondere solo esaminando attentamente
l’argomento proposto dal consultante e le circostanze che lo avvolgono.
Impossibile per l’essere umano pesare il bene e il male, in quanto le sue
conoscenze non sono sufficienti per determinarlo. Senza l’aiuto divino l’uomo
non è assolutamente in grado di valutare il senso della Giustizia e a chi dice
che chi non ha pagato “di qua” pagherà “di là”, mi viene spesso da rispondere
che il nostro concetto di giustizia non è minimamente applicabile a quello
divino. È come se pur non conoscendo le regole del gioco noi volessimo
arbitrare una partita. Il buon senso ci suggerisce che è impossibile.
Altrettanto è “imperscrutabile” la mente di Dio (se così la si può chiamare!).
Allora possiamo pesare il passato
e il presente. Cioè cercare di determinare con le possibilità che si avevano,
come mai ci si è comportati in un determinato modo, oppure il presente e le
possibilità del futuro in modo da capire se i nostri progetti sono possibili o
no. Le azioni, ci insegna la carta, non possono essere valutate senza tener
conto delle circostanze. Per cui quando si interpreta la carta, non solo si
deve tener conto anche dell’azione della spada, ma soprattutto della linea del
tempo.
La Giustizia è l’unica carta che
ha a disposizione un’arma tagliente, per cui si interpreta anche come chirurgo.
Gli interventi sono sempre suggeriti dalla presenza di questa carta, laddove il
medico o il guaritore è invece rappresentato dall’eremita.
Ancora la Giustizia rappresenta i
processi, gli avvocati e i giudici, ma l’esito potrà essere definito solo dalle
carte circostanti.
Nell’astrologia si tende a far
corrispondere la carta della Giustizia al segno della Bilancia anche se a mio
parere sarebbe più confacente il segno dell’Ariete, incapace di diplomazia e di
scendere a compromessi. Infatti tendenzialmente la Bilancia sfugge le dispute e
applica la legge in modo morbido, adattandosi al male minore, mentre l’Ariete è
pronto ad usare la spada in modo inflessibile, punendo sé stesso prima che gli
altri in modo da poter rimanere impeccabile nel momento del giudizio. Questa
figura, così rigida nella sua seduta, mostra come la legge vada applicata alla
lettera, pesando fino ad avere i piatti della bilancia alla stessa altezza e
poi imponendo la spada.
Fisicamente la carta si fa
corrispondere al fegato, al coraggio e alla rabbia.
La figura del Diavolo non ammette tanti dubbi
sull’interpretazione che se ne può dare. La prevalenza del colore rosso e a
volte nero, è già molto eloquente. Tuttavia il suo significato potrebbe non
essere così negativo e disastroso come si intende di primo acchito. La figura
che può corrispondere astrologicamente allo Scorpione e all’Ariete, ha nella
sua essenza tutta la forza di Marte e la fisicità dell’energia sessuale.
Infatti fisicamente corrisponde al sangue, ai reni e ai genitali esterni. Come
ci insegna la medicina cinese nei reni è il Chi, cioè la forza primordiale
dell’essere umano, quella riserva di energia che ci viene in parte dai genitori
e in parte dal cielo.
Così questa carta è un monito
contro gli abusi. Una volta perso il Chi non può essere recuperato e dissipare
vuole dire invecchiare e ammalarsi. Così tutti i vizi si fanno risalire alla
figura del Diavolo: alcool, droga, gioco d’azzardo e sesso, ma anche l’amore
sfrenato per il denaro e la ricchezza, la vita dispendiosa e goliardica e… la
conoscenza.
L’angelo più bello fu cacciato
dal Cielo e divenne re degli inferi. Come tale anche lui, al pari della
Giustizia simboleggiante Dio, determina le pene, solo che per avere la massima
equità nel giudizio osserva la gente nuda. Questo è il simbolo dei due dannati
incatenati nudi davanti al Diavolo. Le catene sono il simbolo degli ureteri che
nella Medicina Cinese sono connessi alle paure. E ben devono avere paura i
dannati. Ogni essere umano ha i suoi scheletri nell’armadio. Ciascuno di noi si
è mostrato indulgete prima o poi. Chi non ha peccato nel sesso lo avrà fatto
nella golosità, nell’ingordigia e solo il Diavolo potrà giudicare cosa è più
grave. Nudi si è tutti uguali. Questa carta ci misura nei nostri lati più
deboli e scoperti, non nella grandezza degli intenti della nostra anima, ma nei
fatti reali della nostra vita pratica.
Poi Lucifero va nel Paradiso
Terrestre, un luogo dove l’essere umano vive inconsapevole, ingenuo e
imbambolato, senza sapere quale sia la magnificenza del paradiso che lo
circonda. Lo istiga a mangiare il frutto della conoscenza e da quel momento
l’uomo si accorge di essere nudo e inizia il suo peregrinare sulla terra alla
ricerca di sé stesso, duplice nella natura divina e spirituale, con un vago
ricordo della bellezza perduta e un gran desiderio di conoscere e apprezzare
tutto ciò che lo circonda, la bellezza reale. La tentazione del Diavolo è un
atto di liberazione e di prigionia al tempo stesso, per cui la carta chiede
all’essere umano di privarsi delle cose che lo affliggono, dei vizi che lo
imprigionano, dopo averli provati in quando debole, umano, influenzabile,
fragile.
La carta, a mio parere resta
principalmente negativa, in quanto allarme che qualcosa stona nell’onestà o
onorabilità della vita, indicativa della presenza di forze avverse e deleterie,
di persone malvage, cattive, eventi catastrofici, ecc.; nello stesso tempo
però, indica anche una via di uscita, consiglia di riprendere in mano l’energia
che è stata donata alla propria persona, di guardare con indulgenza alla cadute
della vita e alle tentazioni e di abbandonarle con garbo facendosi scudo e
forza proprio della conoscenza. Mostra una vita sessuale fantasiosa e vitale,
che non verrà sacrificata, ma modificata, dalla dolcezza e dall’armonia
rappresentata dalle Stelle. Aggiungendo il sentimento, il rispetto, la
femminilità, la vita sessuale sarà più appagante e rivelerà quei lati luminosi
della personalità simboleggiati proprio dalla figura femminile del destino.
La carta della Luna è connessa al segno del Cancro e
ne mostra tutto il lato femminile e controverso. Due sono le città che si
vedono sullo sfondo, due i cani che ululano alla luna, due gli astri
sovrapposti che si vedono nel cielo. Questo perché duplice è il pensiero umano,
come duplice la sessualità, come duplice la scelta che dobbiamo affrontare
continuamente.
Le due colline sullo sfondo
ospitano due castelli o due villaggi: uno in rovina e l’altro in ottimo stato.
Uno mostra come caduca sia la vita e come presto si possa essere abbandonati e
dimenticati, mentre l’altro mostra l’abbondanza e la ricchezza di vita che si
ha nella gioventù. I due cani, oppure il cane e il lupo, al centro della carta
sono di due colori diversi e hanno un atteggiamento incomprensibile uno verso
l’altro, non si sa se hanno intenzione di litigare o ululano semplicemente.
Mostrano l’indecisione, la vaghezza di tante parole, la difficoltà ad
interpretare le parole e i gesti altrui. Il sole nascosto dietro la Luna mostra
come spesso si brilli non propria e come le ombre siano spesso più forti della
luce (la luna sta davanti).
Infine sulla parte bassa della
carta c’è uno stagno con dentro un gambero a dire che sotto una superficie
apparentemente calma si possono celare strane reazioni o pericoli.
Così la carta è un monito a non
fidarsi del sentito dire o delle voci delle persone che ci circondano perché
tutto potrebbe essere diverso da come appare. Nello stesso tempo anche noi
stessi non siamo spesso in grado di giudicare perché non è detto che i nostri
occhi vedano le cose oggettivamente e tenendo conto del corso degli eventi, non
solamente del loro stato attuale.
La carta parla di cose nascoste,
celate, segrete, di cose non dette o sconosciute. Così rappresenta il mondo
interiore e i talenti non ancora svelati, la magia della notte, i sogni, ma
anche, fisicamente, le gravidanze in quanto le gocce che cadono dall’alto
possono simboleggiare lo sperma mentre l’acqua sullo sfondo rappresenta
l’utero. In senso più ampio l’utero è anche utero della Terra, per cui possono
esserci situazioni non ancora svelate e conosciute che sono però in fase di
trasformazione.
L’accezione negativa che ha
spesso portato gli interpreti dei Tarocchi a chiamarla “Luna Nera” come se
fosse una carta apportatrice di sfortuna e cattive notizie, è legata
prevalentemente alla presenza dell’animale in basso al centro della carta.
Questo può simboleggiare malattie nascoste e magari gravi come tumori e cancro.
Più spesso però la carta si limita a porre avvertimenti su tutto quanto
riguarda il lato più intimo della persona e le sue paure.
Vengono rappresentati i genitali
interni, lo stomaco e l’intestino e per questo si può parlare di problemi
sessuali (utero o prostata in condizioni non ottimali sia fisiche che
psichiche) o problemi di relazione con gli altri (ulcere e gastriti).
Chiudiamo la carrellata degli
Arcani Doppi, con la figura detta Arcano Perfetto, ossia il Sole. Generalmente
questa carta si fa corrispondere al segno dei Gemelli a causa dei due bambini
rappresentati al centro in basso e fisicamente al cuore in quanto il Sole è il
centro caloroso del nostro corpo fisico. La carta è molto positiva nei suoi
significati e parla di costruzione (il muro) e di ricchezza (i girasoli). È una
carta di energia fortemente maschile, quindi di espansione e di ottimismo e
rappresenta la passione amorosa, la scelta consapevole, le relazioni destinate
a durare nel tempo, la stabilità nelle società e la ricchezza materiale negli
affari.
Ottima per rispondere ai responsi
su matrimoni, amori e società, quindi, ma in generale indica sempre il successo
delle imprese ed è intesa come carta di buona sorte.
Quando è circondata da carte
negative potrebbe però indicare che l’accecante luce del sole non ci permette
di vedere e che, sicuri nella nostra posizione di vantaggio diventiamo
superficiali o presuntuosi o poco attenti alle esigenze altrui. Quasi mai
capita di dover leggere questa carta in senso “negativo”, e, a ben guardare, il
suo senso non è mai negativo, semplicemente ci richiama ad una dimensione più
umana e ci fa stendere lo sguardo intorno a noi. Esiste il timore, quando si è
in una situazione di vantaggio, di perdere i propri privilegi, mentre chi è in
condizione di non poter perdere nulla, generalmente sa che peggio di così non
potrà andare! Così la carta ci chiede di prestare attenzione ai rischi, anche
se in questo momento essi ci appaiono improbabili.
Come si sa, io leggo le carte
solo in posizione dritta, quindi è solo con le carte circostanti che si può
definire il reale successo di un’impresa. Spesso la carta chiede di prestare
attenzione ai sentimenti veri, profondi, costruttivi, all’amore vero che ha
valore sempre, al matrimonio, che può vedere litigi e momenti di crisi, ma che,
se fu basato sull’amore, sarà sempre in grado di risvegliare la passione e di
ricominciare a costruire daccapo.
Il Sole ci chiede di guardare
alla realtà, ai valori, alla praticità. Ci spinge all’ottimismo, all’energia
costruttiva, alla voglia di vivere col cuore.